Giuli: “La cultura italiana è di tutti, non solo di destra”
Il ministro della Cultura, Alessandro Giuli, ha confermato di conoscere bene il mondo dell’informazione e si è mostrato a proprio agio nella sua prima vera uscita pubblica dalla nomina, tenutasi durante la conclusione della seconda edizione di ‘Italia le radici della bellezza’ a Brucoli, in provincia di Siracusa.
Sollecitato dalle domande del giornalista Pietro Senaldi, Giuli ha spiegato che la missione del suo dicastero “non è, e non è mai stata, quella di rappresentare la cultura di destra”. Il suo ministero, ribadisce con fermezza, “rappresenta con orgoglio la cultura italiana, in Italia e nel mondo, in tutte le sue articolazioni”.
“È ovvio – aggiunge Giuli – che per tanti anni si è depositata una polvere, una coltre di silenzio, di diffidenza, perché la storia del cosiddetto catto-comunismo italiano ha fatto sì che la spartizione delle sfere di influenza consentisse a larga parte delle classi dirigenti di sinistra di occupare posti strategici, dopo la Dc. Ma questo appartiene al passato. La logica del rancore? Anche basta…. Non c’è niente da recriminare, ma da essere attrezzati”.
Domande sulla Rai e gli intellettuali di sinistra
Giuli ha affrontato anche le domande sulla Rai, sostenendo che “la sinistra si sta spaccando” sulla Tv pubblica e che “il frazionismo è un suo tratto distintivo”. Ha ammesso che “c’è un legame inscindibile tra la Rai e la politica”, lanciando una frecciata a Matteo Renzi: “quando c’era lui ci fu la maggiore occupazione”.
Il ministro ha poi smentito la “leggenda degli intellettuali di sinistra con il coltello tra i denti”, affermando che “non è vera e ci sono molti di loro dialoganti”.
Le priorità di Giuli per il suo ministero
Giuli ha ribadito che da parte della premier Giorgia Meloni non c’è stata alcuna raccomandazione e che il suo ministero “è in continuità con il mio predecessore”, ma che ognuno cerca di lasciare la propria impronta. Il suo obiettivo è “uno sguardo maggiore alle periferie” e “riavvicinare i lettori alla cultura, con un incentivo dal basso per creare domanda di qualità culturale”.
Parole su Saviano, Moretti e il Teatro Massimo
Giuli ha definito Roberto Saviano “uno scrittore di successo e coraggioso che lo obbliga a vivere una vita infernale e sotto scorta”, ma ha precisato che “altro è il giudizio sulla sua letteratura, altro è pensare che questo modo di vivere assegni il diritto di dire qualsiasi cosa”.
Il ministro ha anche mandato “un mondo di auguri a Nanni Moretti” per la sua salute, sottolineando che “la sinistra è troppo importante per essere lasciata alla sinistra”.
Parlando del Teatro Massimo di Palermo, Giuli ha anticipato “a breve scelte condivise e non calate dall’alto né provenienti dal basso”.
Il futuro del cinema italiano
Riguardo alle società che producono film, Giuli ha spiegato che “c’è un accordo con il governo per non vedere risorse disperse e si è deciso di stabilire regole più rigide e misure di controllo affinché la buona reputazione del grande cinema italiano non venga sporcata da dispersione di soldi che non conducono da nessuna parte”. Tuttavia, ha precisato che “non esisteranno privilegi e chi sa fare cinema non ha alcunché da temere”.
L’imitazione di Crozza e il passato di Giuli
Infine, Giuli ha commentato l’imitazione che fa di lui Maurizio Crozza: “mi lusinga e diverte, oltretutto sembra più giovane di me, quindi ci guadagno qualche anno…”.
Giuli ha anche rivelato alcuni dettagli del suo passato, come il suo essere nato in una famiglia di destra e il suo essere stato vittima di “mostrificazione” per le sue origini e per un tatuaggio che rappresentava un’insegna del primo secolo dopo Cristo.
Un nuovo corso per la cultura italiana?
Le parole di Giuli lasciano intravedere un nuovo corso per il ministero della Cultura, con un focus maggiore sulle periferie e un tentativo di riavvicinare i lettori alla cultura. Sarà interessante vedere come queste intenzioni si tradurranno in azioni concrete e quali saranno i risultati a lungo termine. L’impegno di Giuli per la cultura italiana in tutte le sue articolazioni è un segnale positivo, ma è importante che il suo ministero riesca a raggiungere tutti i cittadini, indipendentemente dalla loro provenienza o dalle loro opinioni politiche.