La partita in Aula: centrodestra in pressing, opposizione in bilico
Martedì 10 ottobre, Camera e Senato si riuniranno in seduta comune per eleggere un nuovo giudice della Corte Costituzionale. La partita si prospetta serrata, con il centrodestra in pressing per ottenere l’elezione senza bisogno di accordi con l’opposizione. Fratelli d’Italia, in particolare, ha chiesto al centrodestra di serrare le fila, diramando un messaggio interno che ha scatenato polemiche e minacce di esposti da parte del ministro della Difesa Guido Crosetto.
L’obiettivo è raggiungere il quorum in Aula, ovvero 363 voti, per eleggere il giudice senza dover negoziare con il centrosinistra. La segretaria del Pd Elly Schlein ha definito questa mossa un “blitz”, mentre il campo largo sta studiando una strategia per contrastare la manovra.
Tra le ipotesi al vaglio ci sono: non entrare in Aula, non partecipare al voto o proporre un nome alternativo a quello del centrodestra, che sembra orientato sul consigliere giuridico di Palazzo Chigi Francesco Saverio Marini. Il governo, attraverso il ministro per i rapporti con il Parlamento Luca Ciriani, ha confermato la volontà di chiudere la partita martedì, dopo numerosi rinvii per mancanza di un’intesa.
Tensioni e polemiche: il messaggio interno di FdI e le reazioni dell’opposizione
Il percorso verso l’elezione del giudice è stato accidentato, con tensioni alimentate dalla fuga di notizie dal messaggio interno di FdI. Crosetto ha minacciato di presentare un esposto per “violazione del segreto di corrispondenza”.
L’opposizione ha espresso preoccupazione per la modalità con cui la maggioranza sta cercando di portare avanti la nomina. La capogruppo di Avs alla Camera Luana Zanella ha ricordato che la scelta del giudice non è un “monopolio della maggioranza” e che la nomina va condivisa. Anche il senatore Dario Parrini del Pd ha espresso preoccupazione, definendo “inquietante” la volontà della destra di “consumare un colpo di mano” sulla nomina.
La partita dei numeri e le strategie in atto
La riuscita dell’operazione del centrodestra dipenderà dal numero di assenze nel proprio schieramento e dalla tenuta del centrosinistra. Si stima che la maggioranza possa raggiungere 360 voti, a pochi passi dal quorum. L’opposizione sta studiando una strategia non solo per mettere in scena una polemica, ma anche per evitare che alcuni membri del campo largo non seguano la linea. Ad esempio, il senatore Pier Ferdinando Casini, eletto in lista col Pd, ha già espresso la sua intenzione di votare per il completamento della Corte Costituzionale.
Concordare un ordine di scuderia non sarà semplice, e farlo rispettare ancora di più. Le trattative sono in corso, ma il clima di questi ultimi giorni tra le forze del campo largo non lascia pensare che siano semplici.
L’intreccio con i referendum e le possibili implicazioni
La partita dell’elezione del giudice si intreccia con quella dei referendum. Il segretario di +Europa Riccardo Magi ha accusato Giorgia Meloni di voler nominare “fedelissimi” alla Corte Costituzionale per fermare i referendum, in particolare quello sull’Autonomia. Il portavoce dei Verdi Angelo Bonelli ha sottolineato che, se eletto, Marini si troverebbe a dover giudicare non solo l’ammissibilità del referendum sull’autonomia differenziata, ma anche la riforma sul premierato da lui stesso scritta.
Considerazioni
L’elezione del giudice costituzionale è un momento cruciale per la politica italiana. La partita si gioca su diversi livelli: da un lato la lotta per il potere tra maggioranza e opposizione, dall’altro la questione dei referendum, che potrebbero avere un impatto significativo sul futuro del Paese. La nomina del giudice, che dovrà esprimersi su temi cruciali come l’autonomia differenziata e la riforma del premierato, è un’occasione per riflettere sul ruolo della Corte Costituzionale e sulla sua indipendenza. Sarà interessante vedere come si evolverà la situazione in Aula martedì e quali saranno le conseguenze per il panorama politico italiano.