Un’esperienza di morte vicina
Al Pacino, l’icona di Hollywood di 84 anni, ha rivelato in una recente intervista al New York Times di aver vissuto un’esperienza di morte vicina durante l’epidemia di Covid-19. L’attore ha raccontato che, dopo aver contratto il virus, si è sentito male in modo insolito, con la febbre che aumentava rapidamente. “Lì, nel salotto di casa, me ne sono andato. Non mi batteva più il cuore”, ha confidato Pacino. Fortunatamente, i soccorsi sono arrivati in tempo, con un’ambulanza che è giunta davanti alla sua casa in pochi minuti, seguita da un team di sei infermieri e due medici. “Non ci avevo mai pensato prima. Ma sai come sono gli attori. Suona bello dire che sei morto una volta”, ha aggiunto con una nota di ironia. Pacino ha sottolineato di non aver visto o provato nulla durante quei minuti di incoscienza: “Non ho visto la luce bianca. Non c’era nulla dall’altra parte.”
La gioia della paternità e il nuovo memoir
Dopo il terrore della morte, Pacino ha ritrovato la gioia della paternità con la nascita del suo quarto figlio, Roman, avuto con la compagna Noor Alfallah. L’attore ha confessato di aver pensato che non avrebbe più potuto avere figli, tanto da richiedere un test del DNA dopo la gravidanza di Noor, temendo che fosse un tentativo di “intrappolarlo”. La nascita di Roman è stata un’emozione indescrivibile per Pacino, che ha deciso di scrivere un memoir, “Sonny Boy”, per raccontare la sua vita e la sua storia. “Il bambino è una delle ragioni del memoir e della voglia di “restare in giro ancora per un poco se mi è possibile”, ha detto l’attore.
Un’eredità da lasciare al figlio
Quando gli è stato chiesto da dove Roman dovrebbe partire per conoscere suo padre come attore, Pacino ha suggerito il suo piccolo ruolo nella commedia di Adam Sandler “Jack and Jill”, in cui interpreta un carosello per Dunkin’s Donuts. “È una parte buffa. Era un periodo in cui dovevo farlo perché non avevo soldi, il contabile che mi aveva truffato era finito in prigione e avevo bisogno di qualcosa subito. Così ho accettato”, ha spiegato Pacino.
Riflessioni sull’esperienza di morte
L’esperienza di morte vicina di Al Pacino ci ricorda la fragilità della vita e la sua imprevedibilità. La sua confessione, seppur con un tono ironico, ci invita a riflettere sul valore della vita e sulla necessità di cogliere ogni momento. La sua storia, inoltre, sottolinea l’importanza della resilienza e della capacità di rialzarsi dopo un’esperienza traumatica.