La guerra dei cartelli continua a mietere vittime
La feroce guerra criminale che ha preso il via nello stato messicano di Sinaloa tra le fazioni legate ai boss Joaquin El Chapo Guzman e Ismael El Mayo Zambada, dopo l’arresto di quest’ultimo negli Stati Uniti, non accenna a concludersi. Nelle ultime 24 ore, gli scontri tra ‘mayos’ e ‘chapitos’, e tra questi e le forze dell’ordine, hanno mietuto almeno altre 10 vittime a Culiacán, la capitale dello Stato. Questi decessi si sommano alle 40 morti e 60 sparizioni già registrate nei 12 giorni dall’inizio della guerra intestina per il predominio e il controllo sul cartello di Sinaloa.
Ritrovamenti macabri e scontri a fuoco
Cinque cadaveri sono stati ritrovati lungo l’autostrada Mexico 15. I corpi presentavano segni di tortura e la riconosciuta ‘firma de los chapitos’, i cappelli tipo cowboy come quelli che usava indossare El Mayo. Un secondo ritrovamento dei cadaveri ammanettati di due persone è stato segnalato in un altro punto della città, mentre tre presunti sicari sono stati abbattuti dalla polizia al termine di una sparatoria nella zona Tres Rios, riferiscono le autorità.
Il governo rafforza la sicurezza
In questo contesto di violenza crescente, il governo di Andrés Manuel Lopez Obrador ha annunciato l’invio di 600 soldati per rafforzare la sicurezza e il controllo delle strade nella capitale dello stato di Sinaloa. La presenza militare è stata intensificata per cercare di arginare la spirale di violenza e riportare l’ordine nella regione.
L’escalation della violenza
La situazione in Sinaloa è preoccupante. La guerra tra i cartelli non solo causa un’escalation di violenza, ma mette a rischio la sicurezza dei cittadini e destabilizza l’intera regione. L’invio di truppe potrebbe contribuire a ristabilire l’ordine, ma è fondamentale che il governo messicano adotti una strategia a lungo termine per combattere il crimine organizzato e promuovere lo sviluppo economico e sociale nelle aree più colpite dalla violenza.