Riduzione della pena per la dottoressa Puddu
La Corte d’Assise d’Appello di Cagliari ha accolto la richiesta del procuratore generale Luigi Patronaggio, che ha chiesto una riduzione della pena per la dottoressa Alba Veronica Puddu, condannata in primo grado all’ergastolo per omicidio volontario aggravato, circonvenzione di incapace e truffa. La dottoressa Puddu, che era stata condannata a vita con isolamento diurno per aver indotto i suoi pazienti a cure alternative, potrebbe ora scontare 18 anni di reclusione.La decisione è stata presa in seguito alla perizia psichiatrica disposta dalla stessa Corte, che ha incaricato il professor Elvezio Pilfo, già perito di Annamaria Franzoni nel caso Cogne e più recentemente nel processo ad Alessia Pifferi. La relazione dell’esperto ha valutato la professionista “parzialmente incapace di intendere e di volere”, ma anche “socialmente pericolosa e non in grado di esercitare la professione medica”.Il procuratore generale ha anche riconosciuto le attenuanti generiche, il dolo eventuale e non il dolo diretto, ovvero la dottoressa non ha messo in atto la sua condotta perché voleva la morte dei pazienti ma ne ha accettato il rischio.
Il processo e la condanna in primo grado
Il processo alla dottoressa Puddu è iniziato dopo un’inchiesta della trasmissione Le Iene nel 2017, in cui venivano segnalati casi di malati oncologici che avevano abbandonato le terapie tradizionali per quelle proposte da Alba Veronica Puddu.Il 19 gennaio 2023, la dottoressa Puddu era stata condannata al carcere a vita con isolamento diurno. I giudici erano andati oltre le richieste della pubblica accusa, che aveva sollecitato 24 anni di reclusione.
Le prossime udienze
Dopo la requisitoria del pg, c’è stata l’arringa l’avvocato Gianfranco Sollai, uno dei legali delle parti civili insieme a Rita Dedola e Mauro Massa.Si torna in aula il 15 novembre per la conclusione delle arringhe delle parti civili e per le discussioni della difesa Gianluca Aste e Michele Zuddas.
Considerazioni
La riduzione della pena per la dottoressa Puddu solleva importanti questioni etiche e legali. Da un lato, la perizia psichiatrica ha evidenziato la sua parziale incapacità di intendere e di volere, suggerendo un possibile collegamento tra la sua condotta e la sua salute mentale. Dall’altro, la condanna per omicidio volontario aggravato, circonvenzione di incapace e truffa riflette la gravità delle sue azioni, che hanno causato la morte di pazienti e la loro sofferenza. La decisione della Corte d’Appello di ridurre la pena, pur tenendo conto delle attenuanti generiche e del dolo eventuale, pone un interrogativo sul giusto equilibrio tra giustizia e clemenza. La vicenda della dottoressa Puddu rappresenta un caso complesso che invita a una riflessione profonda sulle responsabilità dei professionisti sanitari e sulle conseguenze delle loro azioni, in particolare quando si tratta di cure alternative e di decisioni che possono avere un impatto decisivo sulla salute dei pazienti.