L’allarme di Confindustria: la filiera automotive a rischio
Il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, ha lanciato un grido d’allarme sulla situazione della filiera automotive italiana, definendola “in grave difficoltà, depauperata del proprio futuro”. Orsini ha sottolineato come il settore abbia investito risorse ingenti per abbattere le emissioni, ma si trova ora ad affrontare una crisi profonda, con il rischio di perdere il suo ruolo centrale nell’economia italiana.
Il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha risposto all’appello di Confindustria, dichiarando la disponibilità del governo a un confronto per “prevenire, affrontare, risolvere, individuare settori su cui puntare”. Meloni ha riconosciuto la complessità della situazione, sottolineando come il settore automotive sia in profonda trasformazione e che il cambiamento potrebbe accelerare nei prossimi anni. “Dal dopoguerra l’auto è stato il tramite dello sviluppo, era un modello di vita. Oggi questo sentimento rischia di cambiare, l’auto sta uscendo dai consumi dei giovani, non è più una loro priorità”, ha affermato Meloni, invitando a “farci i conti”.
Il governo e gli industriali concordano sulla necessità di evitare la vendita in Europa di solo auto con motore elettrico dal 2035, affermando il principio della neutralità tecnologica. Un incontro tra il ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, Confindustria e i sindacati è già stato fissato per il 23 settembre a palazzo Piacentini. Urso anticiperà le proposte di politica industriale per il settore che presenterà a Bruxelles al consiglio competitività del 26.
Il Green Deal e la crisi del settore
Il ministro Urso ha definito il Green Deal un “sostanziale fallimento” per il sistema automobilistico, che si trova “vicino al collasso”. La crisi del settore è testimoniata dalle recenti decisioni di case automobilistiche come quelle tedesche. Volkswagen ha prospettato la chiusura di stabilimenti in Germania per la prima volta nella sua storia, mentre Bmw ha tagliato le stime per il 2024.
In Italia la situazione è altrettanto critica: la produzione di autovetture è crollata del 35,5% nei primi sette mesi dell’anno e del 54,7% a luglio, secondo gli ultimi dati dell’Anfia, l’associazione della filiera. Questo crollo allontana l’obiettivo di un milione di veicoli indicato dal governo.
Anche gli investimenti nel settore sono in difficoltà. Gli investimenti nella gigafactory di batterie di Termoli, in Molise, sono slittati e il Mimit ha appena spostato su altri progetti i 250 milioni di fondi Pnrr che vi erano destinati.
Il fulcro delle proposte di politica industriale per il settore è l’anticipo ai primi mesi del 2025 dell’attivazione della clausola di revisione prevista dal “Regolamento in materia di emissioni di CO2 delle autovetture nuove e dei veicoli leggeri” per la fine del 2026.
Un futuro incerto per l’auto italiana
La crisi del settore automotive italiano è un segnale allarmante. Il Green Deal, seppur necessario per la transizione ecologica, rischia di accelerare il declino di un settore che ha rappresentato un pilastro dell’economia italiana. È fondamentale che il governo e le aziende trovino soluzioni innovative per salvaguardare il futuro dell’auto italiana. L’innovazione tecnologica, la ricerca e lo sviluppo di nuove tecnologie di propulsione, come l’idrogeno, potrebbero essere la chiave per rilanciare il settore e garantire un futuro sostenibile.