Richiesta di condanna per i pm di Milano
La Procura di Brescia ha chiesto oggi otto mesi di reclusione per i pm di Milano Fabio De Pasquale e Sergio Spadaro, accusati di rifiuto di atti d’ufficio nel processo sul caso Eni Nigeria. I pm bresciani Francesco Milanesi e Donato Greco, assieme al procuratore Francesco Prete, hanno sostenuto che De Pasquale e Spadaro avrebbero omesso di depositare atti favorevoli alle difese degli imputati, tutti assolti definitivamente.
Secondo l’accusa, i due pm avrebbero “scelto di non adempiere agli obblighi che la legge impone loro”, non depositando tutti gli elementi di prova a disposizione, come invece previsto dalla legge. Il loro comportamento, definito “omissivo” dalla Procura, avrebbe “nascosto” atti favorevoli agli imputati, ledendo il diritto di difesa.
Il rischio di reiterazione delle condotte
La Procura ha sottolineato che il fatto che De Pasquale e Spadaro esercitino ancora le proprie funzioni, in assenza di critiche al loro operato, fa sì che la pena non possa essere sospesa. La motivazione è che c’è la possibilità che le condotte possano essere reiterate.
Al collegio presieduto dal giudice Roberto Spanò è stato chiesto di riconoscere le attenuanti generiche.
Un caso delicato con implicazioni importanti
Il caso Eni Nigeria è un processo complesso che ha visto coinvolti importanti personaggi del mondo politico ed economico italiano. La richiesta di condanna per i pm De Pasquale e Spadaro solleva questioni delicate sulla responsabilità dei magistrati e sul rispetto del diritto di difesa. Sarà interessante seguire l’evolversi del processo e la decisione del giudice Spanò.