Una nuova legge per reprimere la libertà di espressione
Il Parlamento del Nicaragua ha approvato una legge che punisce gli autori di messaggi sui social network che inducono “paura” tra la popolazione. La misura, che prevede pene fino a cinque anni di carcere, è stata contestata dall’opposizione in esilio, che l’ha definita una “legge bavaglio”. Secondo l’opposizione, la legge è mirata a criminalizzare i contenuti critici al governo del presidente Daniel Ortega sui social, anche quando chi li mette online si trova all’estero. Questa nuova legge si aggiunge ad un’altra approvata pochi giorni prima, che prevede il carcere per i nicaraguensi in patria o all’estero che commettono “reati contro lo Stato”. Le Nazioni Unite hanno espresso preoccupazione, affermando che questa legge “potrebbe essere usata per intensificare la persecuzione e la repressione contro i nicaraguensi, compresi quelli in esilio.”
Un clima di repressione crescente
Dopo le proteste di massa del 2018, che hanno visto la morte di almeno 300 persone secondo le stime delle Nazioni Unite, il governo di Ortega ha intensificato la repressione contro chiunque lo critichi. Oltre 5.500 ONG sono state chiuse e la Chiesa cattolica è stata perseguitata. La nuova legge sui social network si inserisce in questo contesto di crescente repressione della libertà di espressione e di critica al governo.
Un pericolo per la libertà di espressione
La nuova legge nicaraguense rappresenta un grave pericolo per la libertà di espressione e di informazione. La criminalizzazione dei messaggi sui social network che inducono “paura” è un’arma pericolosa nelle mani di un governo autoritario come quello di Ortega. Questa legge potrebbe essere utilizzata per silenziare le voci critiche e per consolidare il potere del regime. È fondamentale che la comunità internazionale condenni questa legge e si impegni a difendere i diritti umani in Nicaragua.