L’allarme della filiera automotive
La filiera automotive italiana è in stato di allerta. Gli industriali di Confindustria del Lazio, in particolare quelli di Cassino, denunciano un rallentamento della produzione e chiedono al Governo nuove regole per una transizione più intelligente verso l’elettrico. Il presidente di Unindustria Cassino, Francesco Borgomeo, ha espresso la preoccupazione del settore, sottolineando che la produzione di auto è in calo a Cassino e in altre fabbriche Stellantis, mentre Volkswagen ha chiuso alcuni stabilimenti.
Il primo ostacolo da superare è lo stop della Cassa Integrazione Guadagni (CIG) a fine anno. Se non verrà prorogata, “sarà uno scacco matto, al 31 dicembre si chiudono le aziende”, ha avvertito Borgomeo.
Gli industriali dell’automotive hanno una proposta da portare a tutti i partiti e stanno organizzando una manifestazione per dare forza alle loro richieste. “Chiederò a tutte le aree territoriali dove ci sono fabbriche e filiere automotive di fare una grande mobilitazione degli imprenditori”, ha annunciato Borgomeo.
La posizione di Stellantis e le richieste di Confindustria
Anche in Abruzzo, il ceo di Stellantis, Carlo Tavares, ha risposto ad una lettera del presidente della Regione, Marco Marsilio, ribadendo che lo stabilimento di Atessa è centrale nella strategia del gruppo, ma ha anche sottolineato la flessione dei volumi di mercato e il gap di competitività del territorio. Per migliorare la situazione, Tavares ha chiesto costi energetici ragionevoli, infrastrutture adeguate e sostegno agli investimenti.
Il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, ha evidenziato che la chiusura di due stabilimenti Volkswagen in Sassonia è un segnale che le scelte fatte fino ad oggi non sono state le migliori.
Gli industriali dell’automotive non vogliono fermare la transizione verso l’elettrico, ma chiedono che sia più intelligente, anche per gli stessi obiettivi green. La loro proposta è di mantenere in vita una filiera e le fabbriche che si orienteranno verso altri tipi di produzione, portando tutto il parco auto europeo almeno a “euro 6” entro il 2035. Questo, secondo loro, porterebbe un miglioramento enorme dal punto di vista delle emissioni e della sicurezza, evitando di “ammazzare l’industria e danneggiare i consumatori” con lo stop al motore endotermico.
Le richieste degli industriali al Governo
Gli industriali chiedono al Governo “strumenti straordinari per gestire una transizione che ci sarà comunque, anche se riuscissimo a rallentarla o modificarla”. Tra le richieste, la proroga della CIG, la creazione di centri di ricerca per favorire il cambiamento di processo produttivo e di prodotto, e risorse per gli investimenti.
Borgomeo ha espresso fiducia nel tavolo per l’automotive del ministro Urso, ma ha anche sottolineato che “se pensiamo che le case automobilistiche debbano fare qualcosa che è contrario al mercato, non lo faranno”.
La critica allo scenario “ideologico”
Borgomeo ha criticato lo scenario “ideologico” che ha portato in Europa a decidere lo stop al motore endotermico dal 2035 e l’obbligo di ‘euro 7′ per le immatricolazioni da luglio 2025. “Come disse Marchionne noi siamo pronti a costruire una transizione verso le auto elettriche ma deve esserci una effettiva produzione di energia da fonti rinnovabili, altrimenti è tutto finto. E’ una truffa: parliamo comunque di energia da fossile”, ha affermato.
Il prezzo “industriale, sociale, economico” di questa transizione è altissimo, secondo Borgomeo: “Il sistema crolla”.
Una transizione intelligente
La crisi dell’automotive in Italia è un segnale preoccupante, che evidenzia la necessità di una transizione verso l’elettrico più intelligente e graduale. L’obiettivo di ridurre le emissioni è fondamentale, ma non può essere raggiunto a scapito dell’industria e dell’occupazione. Le richieste degli industriali per una proroga della CIG, investimenti in ricerca e sviluppo e una transizione più graduale sono legittime e meritano un’attenta considerazione da parte del Governo. È importante trovare un equilibrio tra la sostenibilità ambientale e la sostenibilità economica e sociale, per garantire un futuro positivo per il settore automotive in Italia.