Protesta contro la centrale Snam a Sulmona
Due attivisti della Campagna “Per il Clima, Fuori dal Fossile”, Mario Pizzola e Alba Silvani, si sono incatenati al cancello d’ingresso del cantiere Snam in località Case Pente a Sulmona (L’Aquila) per protestare contro la costruzione della centrale di compressione a supporto del nuovo gasdotto Linea Adriatica. La loro azione, definita “un’azione di ‘obbedienza’ civile nonviolenta”, mira a denunciare la scelta del governo di costruire due nuovi impianti fossili che, secondo gli attivisti, aggraverebbero il cambiamento climatico e i suoi effetti disastrosi.
“La centrale e il metanodotto Linea Adriatica sono due infrastrutture totalmente inutili e dannose perché il consumo di metano in Italia è crollato”, hanno dichiarato Pizzola e Silvani, sottolineando che il gasdotto devasterebbe l’Appennino, un territorio di grande valore ambientale e ricco di biodiversità. Il progetto prevede l’abbattimento di due milioni di alberi per l’interramento del gasdotto e la costruzione della centrale in un’area di grande valore archeologico e storico, dove sono stati scoperti un villaggio dell’età del bronzo e una necropoli con circa 100 tombe. Inoltre, la centrale andrebbe ad aumentare i rischi per le popolazioni locali, insistendo in aree ad altissima sismicità e togliendo spazio vitale all’Orso bruno marsicano, specie unica e ad altissimo rischio di estinzione.
Gli attivisti hanno anche denunciato l’inquinamento atmosferico che la centrale provocherebbe, con l’emissione di polveri sottili e ossidi di azoto che peggiorerebbero la qualità dell’aria dell’intera area peligna.
Sul posto sono intervenuti il procuratore capo della repubblica di Sulmona, Luciano D’Angelo, e il dirigente del commissariato di Sulmona, Marzio Morganti.
L’impatto ambientale del gasdotto e della centrale
Il gasdotto Linea Adriatica, che si estende da Sulmona a Minerbio, e la centrale di compressione a Case Pente sono stati oggetto di critiche da parte di ambientalisti e cittadini per il loro impatto ambientale. Il progetto prevede l’abbattimento di due milioni di alberi per l’interramento del gasdotto, la costruzione della centrale in un’area di grande valore archeologico e storico, e l’aumento dei rischi per le popolazioni locali in un’area ad altissima sismicità.
Inoltre, la centrale, secondo gli attivisti, peggiorerebbe la qualità dell’aria dell’intera area peligna con l’emissione di polveri sottili e ossidi di azoto. L’impianto insiste all’interno di una valle chiusa circondata da alte montagne, per cui gli inquinanti ristagnano.
La costruzione della centrale e del gasdotto è stata contestata anche per il suo impatto sulla fauna locale, in particolare sull’Orso bruno marsicano, che si nutre e si sposta nell’area di Case Pente. La zona è considerata un corridoio faunistico e un sito di alimentazione per questa specie unica e ad altissimo rischio di estinzione.
La protesta degli attivisti si inserisce in un contesto di crescente preoccupazione per il cambiamento climatico e per l’impatto delle infrastrutture energetiche sull’ambiente. Le loro azioni mirano a sensibilizzare l’opinione pubblica e a sollecitare il governo a rivalutare le scelte energetiche del Paese.
L’importanza della tutela ambientale e del patrimonio culturale
La protesta degli attivisti a Sulmona solleva un importante interrogativo sulla necessità di bilanciare lo sviluppo economico con la tutela ambientale e del patrimonio culturale. La costruzione di infrastrutture energetiche, come la centrale di compressione e il gasdotto Linea Adriatica, può avere un impatto significativo sull’ambiente e sulla biodiversità, oltre che sul patrimonio storico e archeologico. È fondamentale che le decisioni in materia di sviluppo energetico tengano conto di questi fattori e che siano adottate misure efficaci per mitigare i potenziali danni ambientali e culturali.