Franceschini smentisce le accuse sulle ‘chiavi di Pompei’
Il senatore Dario Franceschini, ex ministro della Cultura, ha smentito le accuse di aver trattenuto le ‘chiavi di Pompei’, un’onorificenza ricevuta nel 2022. In un’intervista all’ANSA, Franceschini ha affermato di aver ritenuto l’oggetto di scarso valore e di averlo considerato un’onorificenza personale, non un dono di rappresentanza. “Io non ho niente da nascondere”, ha dichiarato il senatore, sottolineando che non potrà rispondere alle interrogazioni rivolte al governo in quanto non è più in carica. “Non ho depositato le chiavi di Pompei al Ministero ritenendole un’onorificenza assegnata alla persona, non un dono di rappresentanza”, ha spiegato Franceschini, aggiungendo: “Usando le parole dette oggi proprio dal ministro Sangiuliano, “credevo fosse una patacca”.
La Pec al Cerimoniale di Stato
Franceschini ha spiegato che, appena appreso del possibile valore delle chiavi, ha immediatamente inviato una Pec al Cerimoniale di Stato per chiedere di valutare se l’oggetto fosse da considerarsi un dono di cortesia o rappresentanza e, quindi, da consegnare alla pubblica amministrazione, oppure un’onorificenza personale. “In ogni caso”, ha aggiunto il senatore, “nella suddetta Pec, ho dichiarato che, e lo ribadisco adesso, avendo appreso il valore dell’oggetto lo consegnerò o lo donerò (a seconda appunto di come verrà qualificato) immediatamente al Ministero. Tutto qui”.
Un caso di comunicazione politica?
La vicenda delle ‘chiavi di Pompei’ solleva interrogativi sulla comunicazione politica e sul ruolo dei media. È importante valutare se le accuse rivolte a Franceschini siano motivate da un reale interesse pubblico o da una strategia politica per distrarre l’attenzione da altre questioni. È fondamentale che la politica si basi su fatti concreti e non su supposizioni o insinuazioni.