Sollievo a Terno d’Isola dopo l’arresto del presunto assassino
A Terno d’Isola, nella Bergamasca, si tira un sospiro di sollievo dopo l’arresto di Moussa Sangare, reo confesso dell’omicidio di Sharon Verzeni. La mattina dopo il fermo, gli abitanti del paese si dicono finalmente più tranquilli.
“Siamo contenti che lo abbiano preso”, dice una dipendente del bar pasticceria nella piazza principale del paese. “Alcuni, segnati dal caso di Yara Gambirasio e dalla vicenda Bossetti, si chiedono se sia quello giusto. Ma ha confessato e fatto trovare l’arma del delitto, io penso di sì.”
Mai alcun dubbio, invece, sul fatto che non potesse trattarsi di un delitto passionale: “Lei era una ragazza così timida. Veniva qui, prendeva caffè e brioche e andava via. Quando abbiamo saputo quello che era successo, pensavamo a uno scambio di persona.”
Un senso di inquietudine che rimane
Un grande sollievo anche perché il presunto killer “non è di Terno d’Isola”, come sottolinea una panettiera, sebbene i due paesi siano molto vicini. In molti, tra chi conosceva Sangare nel piccolo Comune, dice che non lo vedeva in giro da tempo.
“C’era gente che in questi giorni non usciva più per la paura – spiega un altro abitante -, soprattutto le donne.”
Il senso di inquietudine, tuttavia, rimane: “poteva capitare a chiunque”, osserva una barista.
Riflessioni sull’insicurezza e la giustizia
L’arresto di Moussa Sangare porta un senso di sollievo a Terno d’Isola, ma la tragedia di Sharon Verzeni solleva interrogativi importanti sull’insicurezza e sulla giustizia. Il fatto che il presunto assassino non fosse del paese e che la vittima fosse una ragazza timida e riservata, rende l’evento ancora più inquietante. L’inquietudine che rimane tra gli abitanti è un monito sulla fragilità della sicurezza e sulla necessità di una giustizia rapida ed efficace.