Bolsonaro ironizza sulla sospensione di X e attacca Lula
L’ex presidente brasiliano Jair Bolsonaro ha utilizzato il suo profilo sul social network Threads per ironizzare sul fatto che il ministro della Corte suprema brasiliana (Stf), Alexandre de Moraes, abbia ordinato la sospensione di X (ex Twitter).
“Benvenuti in Corea del Nord”, ha scritto l’ex presidente.
Bolsonaro ha poi attaccato anche il governo di Luiz Inácio Lula da Silva. Il post che compara Brasile e Corea del Nord è infatti accompagnato da un video realizzato prima delle elezioni del 2022 in cui Bolsonaro definiva Lula un “ubriacone” aggiungendo che il suo “regime” avrebbe fallito. “Vi avevo avvisati”, ha aggiunto Bolsonaro su Threads.
Il contesto della critica di Bolsonaro
Le parole di Bolsonaro si inseriscono in un contesto di crescente tensione tra l’ex presidente e il governo di Lula. Bolsonaro è stato un critico feroce del suo successore, accusandolo di corruzione e di voler instaurare un regime autoritario. Lula, a sua volta, ha accusato Bolsonaro di aver cercato di sovvertire il risultato delle elezioni del 2022 e di aver fomentato la violenza politica.
La sospensione di X in Brasile
La sospensione di X in Brasile è stata ordinata dal ministro della Corte suprema Alexandre de Moraes in seguito a una serie di post che il social network ha rifiutato di rimuovere. Tra questi, un post in cui si sosteneva che il sistema elettorale brasiliano fosse corrotto. La sospensione di X ha suscitato polemiche, con alcuni che l’hanno definita una violazione della libertà di espressione, mentre altri l’hanno difesa come necessaria per proteggere la democrazia.
Le parole di Bolsonaro e la libertà di espressione
Le parole di Bolsonaro, pur essendo offensive e inappropriate, sollevano un importante quesito sulla libertà di espressione. La sospensione di X in Brasile è stata criticata da alcuni come una violazione di questo diritto fondamentale. Tuttavia, è importante ricordare che la libertà di espressione non è assoluta e che esistono limiti a questa libertà, come la diffusione di disinformazione e di incitamento alla violenza.