La disperazione di Tahar Ben Jelloun per il conflitto israelo-palestinese
Tahar Ben Jelloun, lo scrittore marocchino premio Goncourt, è decisamente affranto dalla situazione nel Medio Oriente. In un’intervista all’ANSA, ha espresso la sua disperazione, dichiarando di sentirsi “senza speranza” per il conflitto in corso. L’autore ha criticato l’operato di Netanyahu, accusandolo di continuare a bombardare Gaza e di compiere incursioni in Libano. Ben Jelloun ha anche espresso la sua convinzione che Hamas abbia “aperto le porte della Palestina per autorizzare Israele a massacrare il popolo palestinese” il 7 ottobre scorso.
Nonostante la sua disperazione, Ben Jelloun riconosce un aspetto positivo: la questione della legittimità di uno stato palestinese è diventata un tema centrale dell’attenzione internazionale, come mai nella storia, grazie alle innumerevoli manifestazioni in tutto il mondo. L’autore ha espresso la sua totale ammirazione per la resistenza del popolo palestinese.
Il ruolo dello scrittore e l’impatto del conflitto sul suo lavoro
Interrogato sul ruolo di uno scrittore in un contesto così disperato, Ben Jelloun ha risposto che “non c’è intellettuale che tenga” in questa situazione di odio. Secondo lui, il dialogo sarebbe fondamentale per la pace, ma non c’è spazio per esso in un contesto dominato dalla guerra.
Come scrittore culturalmente legato all’area, Ben Jelloun si sente totalmente condizionato dalla situazione nel Medio Oriente. Il suo nuovo libro, “Gli amanti di Casablanca”, che uscirà presto in Italia, è una testimonianza di questo legame. Il protagonista è un pediatra che ogni anno si reca a Gaza per curare i bambini, un personaggio in cui Ben Jelloun si rispecchia molto. L’autore ha confessato che se Gaza non fosse stata nel suo cuore, non avrebbe dato tanto spazio al personaggio nel libro.
Ben Jelloun ha sempre dimostrato il suo coinvolgimento nella causa palestinese, sia nelle sue poesie che nei suoi romanzi. Tuttavia, oggi, dopo una vita di grande impegno, l’autore si dice disilluso sulla pace. L’unica cosa che lo sostiene è l’ammirazione per il popolo palestinese che “non vuole morire”.
La pressione dei media e il futuro del conflitto
Ben Jelloun ha ammesso di sentirsi infastidito dalle richieste dei media di intervenire sul tema del conflitto, sia in Francia che in Italia. Tuttavia, ha riconosciuto che la responsabilità è anche sua, perché non si considera uno scrittore isolato, ma un cittadino impegnato che non può rimanere indifferente a quello che sta succedendo.
Interrogato sul finale che prevede per questa tragedia, Ben Jelloun ha ammesso di non saperlo. Se il ciclo di violenza non si interrompe, con gli Stati Uniti e la Gran Bretagna che continuano a fornire armi a Israele, il futuro appare incerto. L’autore ha concluso con un interrogativo: “Forse Dio lo sa”.
Il ruolo della cultura in un contesto di conflitto
Le parole di Tahar Ben Jelloun sottolineano il ruolo cruciale della cultura in un contesto di conflitto. La sua disperazione e la sua ammirazione per il popolo palestinese evidenziano il potere della voce di uno scrittore, che può contribuire a dare voce a chi soffre e a promuovere la comprensione e la pace. Tuttavia, la sua constatazione che “non c’è intellettuale che tenga” in un contesto di odio, ci ricorda la complessità del conflitto e la difficoltà di trovare soluzioni pacifiche in un ambiente così polarizzato.