L’arresto di Durov e le accuse
Il fondatore di Telegram, Pavel Durov, è stato arrestato sabato sera all’aeroporto di Le Bourget, a Parigi, dove era arrivato da Baku, in Azerbaigian. L’arresto è avvenuto in seguito a un ‘mandato di ricerca’ francese, emesso sulla base di un’indagine preliminare dell’ufficio per la violenza sui minori. Tra le accuse non ancora formalizzate, si parla di frode, traffico di droga, cyberbullismo, criminalità organizzata e promozione del terrorismo sulla piattaforma.
La Procura francese ha dichiarato che “l’impunità di Telegram è finita”, ma le accuse sono state subito contestate da figure influenti come Elon Musk ed Edward Snowden, che hanno definito l’arresto di Durov un “attacco alla libertà di parola”.
Le reazioni internazionali
Elon Musk, patron di X (ex Twitter), ha espresso la sua preoccupazione con l’hashtag ‘#FreePavel’, ironizzando sul motto francese “Liberté, Liberté!, Liberté?”
Edward Snowden, ex talpa dell’NSA americano, ha definito l’arresto di Durov “un attacco ai diritti fondamentali di libertà di parola e di associazione”, accusando Macron di “abbassare non solo la Francia, ma il mondo” con questa “presa di ostaggi” per ottenere l’accesso alle comunicazioni private.
Anche Robert F. Kennedy Jr., figura di spicco del movimento anti-vaccini e figlio del senatore Robert F. Kennedy, si è unito al coro di critiche, definendo l’arresto di Durov “l’ennesimo attacco alla libertà di parola”.
Il passato di Durov e la storia di Telegram
Pavel Durov, con un patrimonio stimato di 15 miliardi di dollari, ha iniziato la sua carriera fondando nel 2006 VKontakte, il social network più utilizzato nel mondo ex sovietico. Dopo le pressioni del Cremlino e il rifiuto di bloccare i canali dell’opposizione, nel 2014 ha venduto le sue quote per 300 milioni di dollari e si è dedicato allo sviluppo di Telegram, creato con il fratello Nikolaj.
Telegram, lanciato nel 2013, è diventato rapidamente uno dei social network più utilizzati al mondo, con quasi un miliardo di utenti al mese. La piattaforma è nota per la sua impenetrabilità, come affermano i suoi creatori.
Durov ha sempre espresso la sua preferenza per la libertà e l’indipendenza, dichiarando in un’intervista: “Preferisco essere libero invece che prendere ordini da qualcuno”. La sua piattaforma ha attirato l’attenzione delle intelligence di mezzo mondo, tanto che Durov si è sempre mostrato prudente nei suoi spostamenti, evitando Paesi come la Cina, la Russia e gli Stati Uniti.
Da 7 anni Telegram ha sede a Dubai, scelta come un Paese “conveniente, neutrale e non allineato”.
Il mistero dell’arresto e le ipotesi di Kiev
Il motivo per cui Durov sia rientrato in territorio francese, dove era ricercato, rimane un mistero. Kiev ha avanzato l’ipotesi di un fallito incontro con Vladimir Putin a Baku, paragonando Telegram a ‘Enigma’, il dispositivo per cifrare e decifrare messaggi utilizzato dai nazisti durante la Seconda guerra mondiale.
Andriy Kovalenko, capo del Centro per la lotta alla disinformazione di Kiev, ha scritto su Telegram: “È possibile che Pavel Durov abbia chiesto un incontro con Vladimir Putin a Baku qualche giorno fa, ma gli è stato rifiutato”. Secondo Kovalenko, l’arresto di Durov potrebbe essere paragonato all’hackeraggio di Enigma da parte degli inglesi durante la Seconda guerra mondiale e potrebbe “far crollare l’intera rete di agenti russi in Europa”.
Le reazioni in Russia
In Russia, mentre alcuni manifestanti hanno lanciato aerei di carta con il logo di Telegram sull’ambasciata francese a Mosca, l’ambasciata russa a Parigi ha accusato la Francia di “non collaborare”.
Dmitry Medvedev, ex presidente russo, ha ironizzato su Durov, definendolo “un brillante ‘uomo di mondo’ che vive benissimo senza patria” e aggiungendo che “ha sbagliato i calcoli, i nemici che ora abbiamo in comune lo vedono come un russo e, quindi, imprevedibile e pericoloso”.
La risposta di Telegram
Telegram ha rilasciato una dichiarazione su X, affermando che “Telegram rispetta le leggi dell’Ue, incluso il Digital Services Act: la sua attività di moderazione è conforme agli standard del settore e in continuo miglioramento”.
La società ha aggiunto che “il Ceo di Telegram, Pavel Durov, non ha nulla da nascondere e viaggia spesso in Europa” e che “è assurdo affermare che una piattaforma o il suo proprietario siano responsabili dell’abuso di tale piattaforma”.
Il futuro di Durov e di Telegram
L’arresto di Durov ha sollevato un’ondata di polemiche e ha messo in discussione il futuro di Telegram, una piattaforma che si è sempre presentata come un baluardo della libertà di parola e della privacy. L’esito del caso potrebbe avere un impatto significativo sul panorama digitale globale e sulle discussioni sul ruolo delle piattaforme online nella società.
Un caso che mette in discussione la libertà di parola
L’arresto di Pavel Durov solleva interrogativi importanti sulla libertà di parola e sulla privacy online. Le accuse contro Durov, che spaziano dalla frode al cyberbullismo, sono state contestate da figure influenti che hanno denunciato un attacco alla libertà di espressione. La questione è complessa e richiede un’attenta analisi, considerando sia la necessità di contrastare la criminalità online che il diritto di esprimere liberamente le proprie opinioni. È importante che le autorità agiscano con trasparenza e rispetto per i diritti fondamentali di tutti.