Pupi Avati a Francoforte per parlare di Dante e del cinema italiano
Il regista Pupi Avati, noto per la sua vasta filmografia e la sua passione per la letteratura, sarà presente alla Buchmesse di Francoforte, la Fiera del Libro di Francoforte, dal 16 al 20 ottobre. L’invito è stato esteso da Mauro Mazza, commissario straordinario del Governo per l’Italia Ospite d’Onore alla Fiera. Avati parlerà di Dante Alighieri, il Sommo Poeta, a cui ha dedicato un film nel 2022, e del rapporto tra cinema e letteratura.
“Chi meglio di Pupi Avati, regista ma anche scrittore, può parlare del rapporto tra cinema e letteratura?” ha dichiarato Mazza, sottolineando l’importanza di avere Avati come ospite al Padiglione italiano, progettato da Stefano Boeri e che ricreerà una tipica piazza italiana con portici, un elemento caro al regista bolognese.
Avati, che si appresta a chiudere la 81esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia con il film “L’orto americano”, tratto da un suo romanzo, ha anticipato che a Francoforte parlerà di Dante, definendolo “padre della letteratura e della lingua italiana”.
Il cinema italiano e l’anno zero
Avati ha espresso la sua opinione sul cinema italiano in un momento di grande cambiamento: “Sono estremamente lusingato dal fatto di partecipare a questa iniziativa culturalmente così importante e cercherò di portare la mia esperienza in ambito cinematografico in un momento in cui il cinema italiano sta vivendo l’anno zero della sua vita”.
La frase di Avati fa riferimento a un periodo di profonda trasformazione per il cinema italiano, che sta cercando di trovare una nuova identità e un nuovo modo di raccontare storie. La presenza di Avati a Francoforte potrebbe essere un’occasione per riflettere sul futuro del cinema italiano e sul suo rapporto con la letteratura.
L’eredità di Dante e il ruolo della scuola
Avati ha anche condiviso la sua personale esperienza con Dante, descrivendolo come un poeta che la scuola italiana ha cercato di rendere “inavvicinabile, ermetico, supponente”. Il regista ha confessato di aver impiegato vent’anni di studi per avvicinarsi a Dante, tanto da ottenere una laurea honoris causa in italianistica da Roma 3 proprio per il Sommo Poeta.
“Dante la scuola italiana, soprattutto quella dei miei tempi, ha fatto di tutto per rendercelo inavvicinabile, ermetico, supponente. Ho pensato ma perché temerlo così tanto? Mi sono deciso a fare questo film e ho impiegato vent’anni di studi tanto è vero che adesso avrò una laurea honoris causa in italianistica da Roma 3 proprio per Dante” ha detto Avati.
I portici di Bologna e l’amicizia
Avati ha anche parlato dei portici di Bologna, un elemento architettonico che ha contribuito a creare un forte senso di comunità e di amicizia. “hanno sicuramente rafforzato quello che è un sentimento forte, l’amicizia. In qualunque serata di pioggia, di neve, eravamo come protetti, come nel corridoio di una casa comune, si rideva tanto, cosa che non vedo più fare” ha detto Avati.
Le parole di Avati ci ricordano l’importanza dei luoghi e dei contesti nel plasmare la nostra identità e le nostre relazioni.
Il cinema italiano e la letteratura
L’invito di Pupi Avati alla Buchmesse di Francoforte rappresenta un’occasione importante per riflettere sul rapporto tra cinema e letteratura. Avati, con la sua lunga esperienza in entrambi i campi, può offrire una prospettiva unica su questo tema. Il suo intervento potrebbe essere un’occasione per ribadire l’importanza della letteratura come fonte di ispirazione per il cinema e per esplorare le nuove forme di narrazione che si stanno sviluppando nel panorama cinematografico italiano.