Un compleanno speciale per 55 persone
Ogni 3 ottobre, otto amici di Lampedusa e i 47 migranti da loro salvati festeggiano il loro compleanno. Non sono nati tutti lo stesso giorno, ma quella data rappresenta la loro rinascita. La coincidenza vuole che anche Davide Lomma, il giovane regista pesarese che ha raccontato la loro storia, compia gli anni il 3 ottobre. È proprio da questa particolare coincidenza che nasce il documentario “L’ultima isola”, premiato dal pubblico al Biografilm di Bologna e da settembre in auto-distribuzione nelle sale italiane.
Un punto di vista unico
“L’ultima isola” si concentra sul punto di vista degli otto amici di Lampedusa, che si sono ritrovati a salvare vite per caso durante un naufragio nel Mediterraneo nel 2013. Il film racconta la loro esperienza, il loro percorso di guarigione e le loro difficoltà nel superare la tragedia. Lomma ha scelto di non mostrare immagini del naufragio, preferendo concentrarsi sulle parole dei protagonisti e sul loro racconto.
Un’esperienza di rinascita
Il film non mostra il naufragio, ma racconta la storia di come questi otto amici e i 47 migranti salvati si sono rialzati e hanno trovato la forza di andare avanti. Il documentario è un’occasione per riflettere sulla tragedia del Mediterraneo e sul valore della solidarietà umana. Il regista ha scelto di non mostrare immagini del naufragio per evitare la “pornografia del dolore” e per concentrarsi sulla forza e la resilienza di chi ha vissuto la tragedia.
Un’occasione di dialogo
Lomma ha realizzato “L’ultima isola” con l’obiettivo di innescare un dialogo e creare una discussione su un tema ancora tanto attuale come il fenomeno migratorio. Il regista spera che il suo film venga proiettato nelle scuole e nei cineforum, per dare voce a chi ha vissuto la tragedia e per sensibilizzare le nuove generazioni.
Un approccio sensibile e potente
“L’ultima isola” è un documentario che si distingue per la sua sensibilità e la sua capacità di raccontare una storia di dolore e di speranza senza ricorrere alla spettacolarizzazione della tragedia. La scelta di non mostrare immagini del naufragio è un segno di rispetto per le vittime e un modo per concentrarsi sulla forza e la resilienza di chi è sopravvissuto. Il film è un invito alla riflessione e alla solidarietà, un’occasione per guardare al futuro con speranza.