Un sistema di “giustizia” che non esiste
La presunzione di innocenza, il diritto a un giusto processo e la libertà sono principi fondamentali in uno Stato di diritto. In Venezuela, però, questi principi sembrano non esistere per chi si oppone al governo di Nicolas Maduro. Lo denuncia l’Organizzazione non governativa Provea, secondo cui gli oppositori politici vengono trattati come “nemici” dalle autorità e “ogni nemico è considerato presunto colpevole”.
Provea sottolinea che l’aumento degli arresti nel contesto della repressione delle proteste, scoppiate dopo la contestata rielezione di Maduro, ha contribuito all’aumento di processi sommari. “Sono stati instaurati modelli repressivi sempre più radicati che producono un crescente numero di vittime”, continua l’Ong, evidenziando come “non si tratta di eventi isolati”, ma piuttosto di “una politica dello Stato” tollerata dall’Ufficio del Difensore civico e dalla procura.
Un bilancio pesante
L’ultimo aggiornamento dell’Ong Foro Penal riferisce di 1.505 venezuelani arrestati dalle forze di sicurezza governative dal 28 luglio. Il bilancio della procura, invece, parla di 2.400 persone e 25 morti.
Questi numeri evidenziano la gravità della situazione in Venezuela, dove il dissenso viene represso con la forza e la giustizia sembra essere un concetto astratto, non applicabile a chi osa sfidare il governo in carica.
Un’emergenza di diritti umani
La situazione in Venezuela è allarmante e richiede un’attenzione internazionale immediata. La violazione dei diritti umani fondamentali, come la libertà di espressione e il diritto a un processo equo, non può essere tollerata. La comunità internazionale deve esercitare pressioni sul governo venezuelano affinché rispetti i diritti dei suoi cittadini e ponga fine alla repressione del dissenso. È fondamentale che la giustizia prevalga e che i responsabili delle violazioni dei diritti umani siano chiamati a rispondere delle loro azioni.