18 agenti verso il processo per torture in Questura
La Procura di Verona ha notificato l’atto di conclusione indagini a 18 agenti di polizia, accusati di presunte torture, lesioni e maltrattamenti nei confronti di indagati affidati loro in custodia, perlopiù tossicodipendenti o stranieri senza fissa dimora. Tra le altre accuse, devono rispondere a vario titolo anche di falso in atto pubblico e abuso del ruolo.
L’inchiesta, avviata nel giugno 2023 con l’arresto di cinque poliziotti ritenuti responsabili dei pestaggi in Questura, ha coinvolto altri 17 colleghi che avrebbero ‘chiuso gli occhi’ di fronte alle violenze. La Procura ha escluso dalla lista degli indagati Federico Tomaselli, la cui posizione, come quella di un altro agente, è mutata e preluderebbe all’archiviazione.
Tra gli indagati per tortura vi sono Filippo Failla Rifici, Roberto Da Rold e un terzo non più in servizio. Altri due indagati, Loris Colpini e Alessandro Migliore, sono già sotto processo con giudizio immediato.
Per molti di loro era stata chiesta la sospensione dal servizio, misura in parte accolta, per alcuni annullata o ridotta in appello dal Riesame. Alla fine sono rimasti 18 quelli per i quali la Procura si appresta a chiedere il rinvio a giudizio.
Un quadro inquietante di violenze e umiliazioni
L’indagine ha evidenziato un quadro inquietante di botte, umiliazioni e uso non giustificato della forza nei confronti di alcuni fermati una volta condotti in Questura. Il reato più grave, la tortura, era stato contestato a Filippo Failla Rifici, Roberto Da Rold, Loris Colpini e Alessandro Migliore, già a processo dopo che per loro la Procura a novembre aveva chiesto il giudizio immediato.
L’indagine, come aveva sottolineato il procuratore della Procura scaligera Raffaele Tito, è stata condotta da ufficiali e agenti di polizia giudiziaria della stessa Polizia di Stato, a riprova di una fiducia incondizionata nella Questura di Verona.
La risposta della Questura di Verona
Il Questore Roberto Massucci, nei giorni della bufera, ha inviato una lettera a tutti gli agenti per invitarli a rinserrare le fila, parlando della Questura come ‘grande famiglia’. Nella lettera, Massucci si diceva ‘certo di poter contare sulla collaborazione di tutti nell’essere sempre attenti ai colleghi in difficoltà, ma soprattutto nel dimostrare con l’impegno quotidiano, la consapevolezza del ruolo e il senso del dovere, il valore non scalfibile dell’essere poliziotti’.
Un’ombra sulla Polizia di Stato
L’inchiesta di Verona getta un’ombra inquietante sulla Polizia di Stato, un’istituzione che dovrebbe garantire la sicurezza e la giustizia. La notizia di presunte torture e maltrattamenti da parte di agenti di polizia, che dovrebbero essere i primi garanti del rispetto della legge, è un duro colpo alla fiducia dei cittadini nelle forze dell’ordine. È fondamentale che la giustizia faccia il suo corso e che i responsabili di eventuali abusi vengano puniti in modo esemplare. Questo caso ci ricorda l’importanza di una costante vigilanza e di una cultura della legalità all’interno di tutte le istituzioni, e in particolare all’interno delle forze dell’ordine.