Un passato dimenticato: la vita degli immigrati italiani in Svizzera negli anni ’60
Il documentario “La prodigiosa trasformazione della classe operaia in stranieri” del regista iracheno/svizzero Samir, presentato fuori concorso al Locarno Film Festival, riporta alla luce un capitolo spesso dimenticato della storia dell’immigrazione italiana in Svizzera. Il film racconta le difficoltà e le discriminazioni che gli immigrati italiani hanno dovuto affrontare negli anni ’60, un periodo segnato da un razzismo sociale che si traduceva in condizioni di vita precarie, barriere linguistiche e culturali, e un senso di esclusione.
Il documentario si basa su testimonianze dirette, scene di film e servizi giornalistici, interviste e immagini d’archivio, che offrono uno spaccato realistico della vita quotidiana di questi immigrati. Le immagini mostrano cabine telefoniche e stazioni ferroviarie utilizzate come rifugi notturni, baracche in condizioni igieniche precarie utilizzate come case collettive, e locali con cartelli che indicavano “svizzeri” da una parte e “stranieri e cani” dall’altra. Un’esperienza di “apartheid silenziosa” che ha lasciato un segno profondo nella memoria di molti immigrati.
Il film affronta anche la questione dei figli dei migranti, i cosiddetti “bambini armadio”, costretti a nascondersi in casa per lunghi periodi a causa del divieto di ricongiungimento familiare. Un’esperienza di isolamento e solitudine che ha lasciato un segno indelebile nella loro infanzia.
Lotta e cambiamento: un vento di speranza
Il documentario non si limita a descrivere le difficoltà e le discriminazioni subite dagli immigrati italiani, ma racconta anche la loro capacità di resistenza e di lotta. Negli anni ’60, gli immigrati italiani hanno iniziato a organizzarsi a livello sociale e sindacale, creando un movimento che ha contribuito a cambiare la mentalità della società svizzera.
Il film sottolinea come negli anni ’80, l’italianità ha iniziato a essere vista con occhi diversi, diventando un elemento di moda e di attrazione. L’influenza italiana si è diffusa in diversi aspetti della vita svizzera, dalla moda al cibo, fino a conquistare un posto importante nello stile di vita degli svizzeri.
Un presente che presenta ancora sfide
Il documentario non si limita a guardare al passato, ma affronta anche il presente, evidenziando come molte delle discriminazioni e delle difficoltà che gli immigrati italiani hanno affrontato negli anni ’60 si ripetono ancora oggi nei confronti di migranti provenienti da altri Paesi, sia in Svizzera che in Italia. Il film ricorda, ad esempio, la rivolta dei braccianti a Rosarno, in Italia, un evento che ha messo in luce le condizioni di sfruttamento e di discriminazione che ancora oggi affliggono molti migranti.
Il regista Samir sottolinea come la Svizzera sia un Paese profondamente cambiato, un luogo dove convivono in armonia più culture, ma ci sono ancora leggi che limitano la possibilità di essere naturalizzati. Il film si conclude con una nota di speranza, sottolineando l’impegno delle nuove generazioni sui temi sociali e la loro capacità di costruire un futuro più inclusivo e rispettoso della diversità.
Un passato da ricordare, un presente da migliorare
Il documentario di Samir è un prezioso contributo alla memoria storica e un invito alla riflessione sul presente. La storia degli immigrati italiani in Svizzera negli anni ’60 ci ricorda l’importanza di combattere la discriminazione e il razzismo, di promuovere l’integrazione e la convivenza pacifica tra culture diverse. Il film ci invita a non dimenticare il passato, ma anche a guardare al futuro con speranza, confidando nella capacità delle nuove generazioni di costruire una società più giusta e inclusiva.