Il fascicolo del Vajont torna a Belluno
Il fascicolo processuale della tragedia del Vajont, con i suoi 5205 documenti, resterà per sempre custodito nell’Archivio di Stato di Belluno. Lo ha comunicato il Sottosegretario alla Cultura, Gianmarco Mazzi, sottolineando l’importanza di questa decisione per onorare la memoria delle vittime e per rafforzare l’identità culturale e la coesione sociale della comunità bellunese. “Il decreto, firmato dal Direttore generale Archivi, Antonio Tarasco, stabilisce la destinazione del fascicolo che, riportandolo a casa, onorerà la memoria delle vittime e contribuirà a rafforzare l’identità culturale e la coesione sociale della comunità bellunese”, ha affermato Mazzi. La memoria, ha aggiunto, “è un moto attivo, è la capacità di dare un luogo fisico alla storia”.
Digitalizzazione e accesso remoto
La digitalizzazione del fascicolo, realizzata nell’Archivio di Stato di Belluno, permetterà a chiunque di consultarlo da remoto, contribuendo a tenere vivo il ricordo della tragedia per tutti gli italiani. La copia digitale integrale del fascicolo è stata consegnata all’Archivio di Stato de L’Aquila, mentre la pubblicazione nei sistemi archivistici nazionali è stata curata dall’Istituto centrale per gli Archivi. Il fascicolo processuale, riconosciuto dall’Unesco come fonte imprescindibile per la memoria collettiva, raccoglie 257 buste di documentazione prodotta dai tribunali di Belluno e L’Aquila e dalla Corte di Appello dell’Aquila, dove si svolse il processo tra il 1968 e il 1970.
Un percorso lungo e complesso
Il fascicolo era stato inizialmente custodito nell’Archivio di Stato de L’Aquila, dove era iniziato un intervento di inventariazione e digitalizzazione sospeso a seguito del terremoto del 2009. Per consentire la ripresa delle attività, nel 2009 fu sottoscritto un protocollo d’intesa che prevedeva il trasferimento temporaneo del fascicolo nell’Archivio di Stato di Belluno. Dopo oltre 15 anni, le operazioni di digitalizzazione sono state concluse e la Direzione generale Archivi ha deciso di affidare in via definitiva il fascicolo cartaceo all’Archivio di Stato di Belluno. La presenza della parte documentale andrà ad integrare quella delle testimonianze materiali già disponibili al Museo del Vajont, creando un percorso unico che rappresenta un presidio di memoria nei luoghi del disastro.
L’importanza della memoria
La decisione di mantenere il fascicolo a Belluno è stata motivata anche dalla situazione dell’Archivio di Stato de L’Aquila, trasferito in locali provvisori in attesa dell’adeguamento della sede permanente. Il trasferimento del “Fondo Vajont” da Belluno a L’Aquila, inevitabilmente transitorio, avrebbe comportato ulteriori costi e rischi per la conservazione della documentazione cartacea. “Finalmente, dopo ben 17 anni si conclude il lavoro di inventariazione, digitalizzazione e metadatazione di tutti gli atti processuali che testimoniano la tragedia del Vajont”, ha commentato il Direttore generale Archivi, Antonio Tarasco. “È stato un impegno notevole da parte dei nostri Archivi e dell’Istituto centrale degli Archivi che consente a chiunque di consultare quegli atti anche da remoto”.
La memoria come ponte tra passato e presente
La decisione di mantenere il fascicolo del Vajont a Belluno è un atto di grande sensibilità verso la comunità locale e un importante passo per preservare la memoria di questa tragedia. La digitalizzazione del fascicolo, inoltre, rende accessibile a tutti un patrimonio di informazioni prezioso per la comprensione di un evento che ha segnato la storia italiana. La memoria, come ha ricordato il Sottosegretario Mazzi, non è solo un atto di commemorazione, ma un ponte tra passato e presente, un’occasione per riflettere sulle cause e sulle conseguenze di eventi tragici e per imparare dagli errori del passato.