La richiesta di Hunter Biden all’ambasciata americana
Secondo il New York Times, Hunter Biden avrebbe scritto una lettera all’ambasciatore degli Stati Uniti in Italia nel 2016 chiedendo assistenza per la società ucraina del gas Burisma, di cui faceva parte del consiglio d’amministrazione. La richiesta riguardava un progetto geotermico in Toscana, dove la società ucraina voleva investire.
I funzionari dell’ambasciata avrebbero reagito con disagio alla richiesta del figlio del vicepresidente. Un funzionario del Dipartimento del Commercio della sede diplomatica avrebbe scritto in risposta: “Voglio stare attento a non promettere troppo”.
L’avvocato di Hunter Biden, Abbe Lowell, ha confermato che il suo cliente ha chiesto all’ambasciatore John R. Phillips di organizzare un incontro tra Burisma e il presidente della regione Toscana, ma ha sottolineato che “non si è verificato alcun incontro, nessun progetto si è materializzato e la richiesta era totalmente appropriata”.
Un portavoce della Casa Bianca ha affermato che il presidente Biden non era a conoscenza della richiesta del figlio all’ambasciata americana.
Il contesto della vicenda
La vicenda si inserisce in un contesto di crescente attenzione mediatica sulle attività di Hunter Biden, soprattutto in relazione alla sua posizione nel consiglio d’amministrazione di Burisma, una società con legami con l’Ucraina.
Nel 2019, l’allora presidente Donald Trump aveva chiesto al presidente ucraino Volodymyr Zelensky di aprire un’indagine su Hunter Biden e Burisma, innescando una controversia che ha portato all’impeachment di Trump.
Il caso è tornato alla ribalta in occasione della campagna elettorale presidenziale del 2020, con i repubblicani che hanno accusato Biden di aver utilizzato la sua posizione politica per favorire gli affari del figlio.
La Casa Bianca ha sempre respinto queste accuse, sostenendo che non vi è alcun collegamento tra le attività di Hunter Biden e la politica di suo padre.
L’articolo del New York Times aggiunge un nuovo tassello a questa vicenda, sollevando interrogativi sull’eventuale coinvolgimento di funzionari americani nelle attività di Hunter Biden.
Una questione di trasparenza e di conflitto di interessi
La vicenda solleva interrogativi sulla trasparenza e sul possibile conflitto di interessi in cui si è trovato Hunter Biden. La sua richiesta di assistenza all’ambasciata americana, pur non essendo stata accolta, potrebbe essere interpretata come un tentativo di sfruttare la sua posizione familiare per favorire gli affari di Burisma.
È importante sottolineare che, al momento, non vi sono prove che suggeriscano che Hunter Biden abbia agito in modo illegale o che abbia ottenuto un vantaggio indebito grazie alla sua posizione familiare. Tuttavia, la vicenda riaccende il dibattito sul conflitto di interessi e sulla necessità di una maggiore trasparenza nelle attività di chi ricopre ruoli politici e di potere.