La Peste Suina Africana: un’emergenza crescente
La peste suina africana (Psa) si sta diffondendo in Emilia-Romagna, con un primo focolaio registrato in un allevamento di Ponte Dell’Olio, in provincia di Piacenza, che ha comportato l’abbattimento di circa 750 maiali. La situazione genera grande preoccupazione tra gli allevatori, che si trovano a dover affrontare un’emergenza che mette a rischio la loro attività e la filiera del prosciutto di Parma.
Andrea Minardi, allevatore di suini della Bassa Piacentina e associato Coldiretti, gestisce un allevamento di 1500 scrofe a circolo chiuso, che si occupa di tutte le fasi di produzione dei maiali destinati alla produzione di prosciutti. Minardi descrive la situazione come “un momento di grandissima preoccupazione”, sottolineando la responsabilità della “cattiva gestione della fauna selvatica” che ha portato ad un aumento esponenziale della popolazione di cinghiali, principali vettori del virus.
Misure di biosicurezza e preoccupazioni per il futuro
Per evitare il contagio tra i maiali domestici e i cinghiali, sono state implementate rigide misure di biosicurezza, con allevamenti che assomigliano a “bunker” dotati di protocolli rigorosi. I camion e i mezzi vengono disinfettati, gli allevatori indossano dispositivi di protezione e le strutture sono protette da reti alte e interrate. Nonostante ciò, la preoccupazione rimane alta, come testimonia l’esperienza dell’allevamento di Ponte Dell’Olio, dove il virus ha colpito nonostante le misure di sicurezza adottate.
L’allevatore Minardi evidenzia come la presenza di un focolaio in un allevamento comporti l’istituzione di zone di sorveglianza e contenimento, con restrizioni alla movimentazione dei maiali per periodi che possono arrivare fino a tre mesi. Questo significa che le scrofe continuano a partorire, ma i maialini non possono essere commercializzati, creando un problema logistico e economico per gli allevatori.
Impatto economico e conseguenze per la filiera
L’emergenza Psa ha un impatto significativo anche sul prezzo della carne suina. Il prezzo dei maiali varia a seconda della zona di attenzione per la Psa, con deprezzamenti significativi per gli allevamenti che si trovano nelle zone a maggior rischio. Questo crea un’ulteriore difficoltà per gli allevatori, che si trovano a dover affrontare un calo dei ricavi e un aumento dei costi di gestione.
La Psa rappresenta una minaccia per l’intera filiera del prosciutto di Parma e delle carni suine Dop e Igp dell’Emilia-Romagna, con un valore stimato di 3,4 miliardi di euro. La diffusione del virus potrebbe avere conseguenze catastrofiche per l’economia regionale, con un rischio di “effetto domino” che potrebbe colpire l’intera filiera.
Le richieste degli allevatori
Gli allevatori chiedono un intervento urgente da parte delle istituzioni per contenere la diffusione del virus e per sostenere le loro attività. In particolare, si richiede un’intensificazione delle azioni di abbattimento e depopolamento della fauna selvatica, oltre a misure di sostegno economico per gli allevatori che subiscono perdite economiche a causa della Psa.
La situazione è critica e richiede un’azione coordinata da parte delle istituzioni e di tutti gli attori della filiera per proteggere gli allevamenti e la produzione di carni suine di alta qualità, patrimonio dell’Emilia-Romagna.
L’importanza della prevenzione e della collaborazione
La Peste Suina Africana è un problema serio che richiede un’azione immediata e coordinata da parte di tutti gli attori coinvolti. La prevenzione è fondamentale, con un’attenzione particolare al controllo della fauna selvatica e all’adozione di misure di biosicurezza rigorose. La collaborazione tra allevatori, istituzioni e macelli è essenziale per affrontare questa emergenza e proteggere la filiera del prosciutto di Parma e delle carni suine Dop e Igp.