Le pene ridotte, ma restano le accuse
Le giornaliste iraniane Elaheh Mohammadi e Niloufar Hamedi, arrestate per la loro copertura della morte di Mahsa Amini, hanno visto le loro pene per collaborazionismo con gli Stati Uniti ridotte. Le due donne, che erano state condannate a sei e sette anni di carcere, sono ora libere su cauzione. Tuttavia, restano le condanne per propaganda e cospirazione contro la sicurezza dello Stato, per le quali dovranno scontare cinque anni ciascuna. Le due giornaliste erano state arrestate nel settembre 2022 dopo aver riferito sulla morte di Mahsa Amini, avvenuta in custodia della polizia morale per non aver indossato correttamente il velo. La loro copertura aveva contribuito a scatenare le proteste a livello nazionale che hanno scosso l’Iran negli ultimi mesi.
Le accuse di collaborazione con gli Stati Uniti ritirate
Secondo gli avvocati, due distinte corti d’appello di Teheran hanno deciso di assolverle dall’accusa di collaborazione con gli Stati Uniti. La magistratura iraniana aveva inizialmente accusato le due donne di aver posato per delle foto senza il velo obbligatorio al momento del loro rilascio su cauzione a gennaio. La magistratura aveva anche avviato un nuovo procedimento contro di loro per questa ragione.
Le condanne per propaganda e cospirazione rimangono
Nonostante l’assoluzione dall’accusa di collaborazionismo con gli Stati Uniti, le condanne per propaganda contro la Repubblica islamica e per collusione e cospirazione contro la sicurezza dello Stato rimangono. Le due giornaliste dovranno scontare cinque anni per queste accuse, oltre a un anno per propaganda contro la Repubblica islamica. Gli avvocati hanno affermato che le sentenze sono state confermate dalla corte d’appello e saranno scontate contemporaneamente.
Un segnale di apertura o un’operazione di facciata?
La riduzione delle pene per le due giornaliste potrebbe essere interpretata come un segnale di apertura da parte del regime iraniano, in un momento in cui le proteste stanno perdendo vigore. Tuttavia, è importante notare che le accuse di propaganda e cospirazione rimangono, e che le due donne rischiano ancora cinque anni di carcere. Questa situazione solleva interrogativi sulla reale intenzione del regime iraniano di ammorbidire la sua linea repressiva.