Un nuovo salto nel vuoto dopo la tragedia
Due base jumper russi hanno sfidato il destino e si sono lanciati con la loro tuta alare dal Piz da Lech in Alto Adige, a soli due giorni dalla morte di Raian Kamel, 36 anni, che ha perso la vita nello stesso punto. La zona, una delle mete preferite dai base jumper, è nota per la sua bellezza e per la sua pericolosità, con la strettissima val di Mezdì che si apre sotto la vetta. Il salto dei due russi è avvenuto nonostante la recente tragedia, e ha riacceso il dibattito sulla sicurezza di questo sport estremo.
Un passato tragico
La zona del Piz da Lech è stata teatro di altre tragedie in passato. Nel 2020, Simone Rizzi, un brianzolo di 33 anni, ha perso la vita durante un salto in tuta alare. L’anno scorso, un base jumper finlandese di 33 anni è morto nello stesso punto. Questi incidenti dimostrano la pericolosità di questo sport e la necessità di adottare misure di sicurezza adeguate.
Il fascino del rischio
Il base jumping è uno sport estremo che attira persone in cerca di emozioni forti e di un contatto diretto con la natura. I base jumper si lanciano da punti elevati, come montagne o edifici, con una tuta alare che consente loro di controllare il volo. La pericolosità di questo sport è evidente, ma per molti la sfida e l’adrenalina sono un richiamo irresistibile.
Riflessioni sul rischio e la sicurezza
La tragedia di Raian Kamel e gli incidenti precedenti in questa zona ci ricordano la pericolosità del base jumping. È importante che gli appassionati di questo sport siano consapevoli dei rischi e che adottino tutte le misure di sicurezza necessarie per ridurre al minimo la possibilità di incidenti. Le autorità locali dovrebbero valutare la possibilità di implementare misure di sicurezza più stringenti in questa zona, come l’obbligo di indossare un dispositivo di localizzazione o la creazione di un sistema di controllo per i base jumper.