Un viaggio intimo tra le Alpi
Paolo Cognetti, scrittore Premio Strega noto per “Le otto montagne”, torna a esplorare il mondo alpino con “Fiore Mio”, il suo primo documentario. Il film, presentato in anteprima al Locarno Film Festival, è un viaggio intimo e universale che ci porta alla scoperta dei rifugi di montagna e della vita di coloro che li abitano.
Il film inizia nell’estate del 2022, quando Cognetti si trova davanti all’esaurimento della sorgente della sua casa a Estoul, un piccolo borgo a 1700 metri di quota. Questo evento, conseguenza del cambiamento climatico che sta sciogliendo i ghiacciai e modificando i paesaggi, spinge l’autore a condividere ancora più profondamente quei luoghi.
Cognetti, accompagnato dal suo amato cane Laki, intraprende un viaggio attraverso tre rifugi: L’Orestes Hutte, a 2625 metri di quota, il Mezzalama a 3036 metri e il Quintino Sella a 3600 metri. Incontreremo lungo il percorso amici, maestri e persone per le quali la montagna è casa, sia per scelta di vita che per un periodo limitato.
Un’immersione nella vita di montagna
Cognetti, nel suo film, si concentra sulla vita quotidiana dei personaggi, cercando di coglierli nel loro fare, nel loro silenzio e nella loro intimità. Desiderava che i personaggi del film vivessero come gli animali, che anche loro fossero soprattutto corpi, gesti, parti della montagna.
Incontriamo, tra gli altri, Remigio, amico di vecchia data di Cognetti; Arturo Squinobal, guida alpina e primo maestro di alpinismo per Cognetti; Corinne, che gestisce il Quintino Sella; Mia, che ha vissuto un periodo della sua vita in montagna; e Sete, sherpa che ha scalato tre Ottomila e lavora al Quintino Sella.
Il film ci offre uno sguardo autentico sulla vita in montagna, con le sue sfide e le sue bellezze. Cognetti ci invita a riflettere sul rapporto tra l’uomo e la natura, sull’impatto del cambiamento climatico e sulla profonda bellezza e spiritualità dei luoghi montani.
Il cambiamento climatico e il futuro della montagna
Il film non solo racconta la vita in montagna, ma si confronta anche con la questione del cambiamento climatico. Cognetti, in una delle scene del film, afferma: “Quando la natura dirà ‘ne ho avuto abbastanza’, ci farà sparire o terrà solo una piccola parte e andrà avanti. Io sono preoccupata, dispiaciuta e delusa rispetto a quanto siamo stupidi, ma non sono preoccupata per la natura.”
Il film ci mostra come il cambiamento climatico stia già modificando i paesaggi montani, sciogliendo i ghiacciai e minacciando la vita di coloro che vivono in quei luoghi. Cognetti ci invita a riflettere sul nostro impatto sull’ambiente e a prendere coscienza della necessità di agire per preservare la bellezza e la fragilità della natura.
Un’opera d’arte visiva e sonora
“Fiore Mio” non è solo un documentario, ma anche un’opera d’arte visiva e sonora. La straordinaria fotografia di Ruben Impens cattura la bellezza e la maestosità delle Alpi, mentre le musiche di Vasco Brondi accompagnano il film con delicatezza e intensità.
Il film è un’esperienza sensoriale che ci immerge in un mondo di bellezza, silenzio e vita. Ci invita a riflettere sulla nostra relazione con la natura e a riscoprire il valore della semplicità e della bellezza del mondo naturale.
Riflessioni sul cambiamento climatico
“Fiore Mio” non è solo un film di montagna, ma anche un’opera che ci invita a riflettere sul cambiamento climatico e sul nostro impatto sull’ambiente. Cognetti, con la sua sensibilità e la sua profonda conoscenza del mondo alpino, ci offre uno sguardo autentico e toccante su un tema di grande attualità. Il film ci ricorda che la natura è fragile e che dobbiamo fare tutto il possibile per proteggerla.