Il mistero della mummia urlante
La mummia urlante, un reperto archeologico conservato al Museo egizio del Cairo, ha affascinato e turbato gli studiosi per decenni. La sua espressione facciale, un urlo di dolore agghiacciante, ha alimentato un dibattito acceso: si trattava di un effetto dell’imbalsamazione o di un’espressione di sofferenza fisica?
Ora, grazie a un nuovo studio condotto dalla radiologa Sahar Saleem dell’Università del Cairo e dall’antropologa Samia El-Merghani, conservatrice delle mummie del ministero egiziani del Turismo e delle Antichità de Il Cairo, pubblicato sulla rivista Frontiers in Medicine, abbiamo finalmente una risposta.
Un’analisi scientifica approfondita
Le ricercatrici hanno utilizzato la TAC per analizzare la mummia in modo non invasivo, virtualmente dissezionandola per esaminare i dettagli anatomici e i materiali utilizzati per l’imbalsamazione. Altre tecniche di analisi, come la microscopia a scansione elettronica, la spettroscopia e la diffrazione a raggi X, hanno completato l’indagine.
I risultati hanno svelato che la mummia è in ottimo stato di conservazione. La donna, alta 1,54 metri, aveva 48 anni al momento della morte. Era affetta da artrosi alla colonna vertebrale e aveva perso diversi denti. Tuttavia, non sono stati trovati segni di incisioni praticate durante l’imbalsamazione e gli organi interni non erano stati rimossi, a differenza di quanto previsto dai metodi di mummificazione in uso durante il Nuovo Regno.
Le analisi hanno rivelato che la donna era stata imbalsamata con ginepro e incenso, materiali pregiati importati dal Mediterraneo orientale e dall’Africa orientale o dall’Arabia meridionale. I suoi capelli naturali erano stati tinti con henné e ginepro, e la lunga parrucca, realizzata con fibre di palma da datteri, era stata trattata con cristalli di quarzo, magnetite e albite per irrigidirli e conferire loro il colore nero.
Un grido di dolore immortale
Tutti questi elementi indicano che la donna non era stata sottoposta a un’imbalsamazione approssimativa. L’espressione facciale, quindi, non può essere attribuita alle tecniche di imbalsamazione, ma piuttosto a uno spasmo cadaverico.
La donna è morta urlando di agonia o dolore, e la sua espressione di sofferenza è stata immortalata per sempre nella mummia.
La causa della morte rimane ancora un mistero, ma questa scoperta offre un’affascinante finestra sulla vita e la morte nell’antico Egitto, e ci ricorda che anche le mummie, con le loro espressioni congelate nel tempo, hanno una storia da raccontare.
Riflessioni sul mistero della morte
La scoperta della causa dell’espressione della mummia urlante, pur non svelando il mistero della sua morte, ci offre una nuova prospettiva sulla vita e la morte nell’antico Egitto. L’espressione di dolore che si legge sul suo volto ci ricorda che la morte è un evento universale, che trascende le culture e il tempo, e che anche le persone che sono vissute migliaia di anni fa hanno provato emozioni come dolore e sofferenza.