Soccorso in mare e sbarco a Civitavecchia
La nave Humanity 1, gestita dalla ong Sos Humanity, ha soccorso 60 migranti in acque internazionali al largo della Libia. Le persone a bordo, tra cui diverse donne, una incinta, nonché bambini e minori non accompagnati, si trovavano su una barca in difficoltà e non avevano con sé giubbotti di salvataggio o altri dispositivi di salvataggio. Le autorità italiane hanno assegnato Civitavecchia come porto di sbarco.
Il viaggio, che durerà tre giorni e mezzo, è stato definito dalla ong “un inutile peso aggiuntivo per i sopravvissuti”.
La critica di Sos Humanity
Sos Humanity ha espresso la propria preoccupazione per la durata del viaggio, sottolineando come il tempo necessario per raggiungere il porto di sbarco rappresenti un peso eccessivo per le persone soccorse, soprattutto considerando le loro condizioni di fragilità. La ong ha anche evidenziato l’assenza di giubbotti di salvataggio e di altri dispositivi di sicurezza a bordo della barca in difficoltà, sottolineando la pericolosità della situazione in cui si trovavano i migranti.
L’impatto del viaggio prolungato
Il viaggio prolungato verso Civitavecchia solleva interrogativi sulla gestione dei soccorsi in mare e sulla necessità di trovare soluzioni più rapide ed efficaci per garantire la sicurezza dei migranti in difficoltà. La durata del viaggio potrebbe avere un impatto significativo sullo stato di salute dei sopravvissuti, soprattutto per le donne in stato di gravidanza e per i bambini. È fondamentale che le autorità competenti si adoperino per trovare soluzioni che riducano al minimo il tempo di transito e garantiscano un’assistenza adeguata durante il viaggio.