Una donna di 70 anni allettata in carcere
Una donna di 70 anni, ristretta nel braccio A della sezione femminile del carcere di Bologna, è tornata in cella dopo un breve ricovero, trovandosi in condizioni di salute precarie. La donna è allettata e necessita dell’assistenza di un’altra detenuta, che la aiuta anche a mangiare. La situazione è stata segnalata da una lettera collettiva delle detenute, inviata alla magistratura di Sorveglianza e al garante del Comune, Antonio Ianniello, in cui si esprimono preoccupazioni per la salute della donna e si chiede un intervento urgente. “Richiediamo provvedimenti urgenti (…) specifichiamo che la signora in queste condizioni sarà l’ennesima vittima di questo sistema carcerario”, si legge nella lettera.
Il garante solleva la questione e chiede un intervento
Il garante del Comune, Antonio Ianniello, ha confermato di aver ricevuto la lettera e di aver visitato la donna nella sua cella, dove l’Amministrazione penitenziaria ha installato un ventilatore. “La condizione della persona appare oltremodo sacrificata nell’attuale contesto detentivo”, ha dichiarato Ianniello, evidenziando la difficoltà della donna a ricevere cure adeguate in carcere. “Al netto delle determinazioni che potrà assumere la magistratura di Sorveglianza, resta il fatto che, allo stato, la donna di cui si tratta non sembra avere la disponibilità di alcun domicilio di riferimento all’esterno”. In questo senso, il garante ha chiesto alla direzione del carcere di procedere con l’invio della richiesta di iscrizione anagrafica per la donna, nel tentativo di trovare un riferimento esterno e di attivare i Servizi sociali territoriali.
La necessità di un supporto adeguato e di un domicilio
La situazione della donna di 70 anni allettata in carcere solleva importanti questioni sull’assistenza sanitaria e sociale all’interno delle strutture detentive. È evidente la necessità di un supporto adeguato per le persone con problemi di salute, sia in termini di cure mediche che di assistenza personale. Inoltre, la mancanza di un domicilio esterno rappresenta un ostacolo significativo per la sua reinserzione sociale. In questo caso, l’intervento del garante del Comune e la richiesta di iscrizione anagrafica per la donna sono un passo positivo per cercare di trovare una soluzione per la sua difficile situazione.