Un viaggio poetico nel cuore di Roma
“Saprò dire il tuo nome”, la nuova opera di Massimiliano Coccia, giornalista de Linkiesta e già autore di “Amen”, rappresenta un cambio di rotta per l’autore. Abbandonando la prosa per abbracciare la poesia, Coccia ci conduce in un viaggio introspettivo nel cuore di una Roma estiva e torrida, una città che ha fatto da sfondo al suo lavoro di cronista giudiziario.
Le poesie di Coccia si muovono tra luoghi e emozioni, quasi fermandole nel tempo e nello spazio. La Roma che emerge dai suoi versi è quella degli spacciatori, dei criminali, delle antichità che rimangono come vestigia di un passato che non tornerà. Non c’è un’esplorazione del disagio o una ricerca di consolazione, ma piuttosto la presa d’atto di una non comunicabilità ormai irreversibile.
Per l’autore, la poesia sembra rivestire la stessa funzione che ebbe per Carlo Emilio Gadda di “plasma germinativo”, come primo sguardo sulle cose da raccontare. In una delle sue poesie, scrive: “Ci stringiamo/ tra ossa rotte/ dentro un buio d’ottobre dentro una domenica/ di pace/ di un sole giovane/ in cui mi parli/ in cui mi ascolti in cui capiamo/ l’inganno raccontato/che per essere amore/si deve solo patire.”
Il Verano come teatro di posa
Il teatro di posa per questi versi è il Verano, il cimitero dei romani. Tra le pagine del libro, i vivi e i morti sembrano dialogare, e l’amore arriva come un’amnistia. In un’epoca in cui, per i poeti degli anni ’90, il sentimento era un orpello problematico, Coccia lo ripropone come un approdo, riprendendo un tema poetico utilizzato da Primo Levi e poi dismesso nel corso dei decenni.
Come sottolinea Daniele Mencarelli nella prefazione, “Di poeti simili ne ha bisogno il nostro panorama, di voci libere, sincere.”
Un’analisi personale
“Saprò dire il tuo nome” si presenta come un’opera introspettiva e sincera. La scelta di Coccia di addentrarsi nella poesia, dopo un’esperienza come cronista giudiziario, è un atto coraggioso e originale. La sua Roma è una città che vive tra passato e presente, tra luce e ombra, e la sua poesia riesce a catturare la complessità di questa realtà. L’amore, in questo contesto, non è un sentimento banale, ma un’amnistia, una possibilità di redenzione. La poesia di Coccia è un’esplorazione profonda e autentica dell’animo umano, che ci invita a riflettere sulle nostre esperienze e sulle nostre relazioni con il mondo che ci circonda.