L’attesa e la scelta di Ines
Ines, una donna lombarda di 51 anni affetta da sclerosi multipla da quasi vent’anni, ha deciso di recarsi in Svizzera per accedere al suicidio medicalmente assistito. La sua decisione arriva dopo mesi di attesa per l’ottenimento del servizio in Italia, dove la legge 242 del 2019, sul caso Cappato-Antoniani, ha reso legale il suicidio medicalmente assistito. L’Azienda sanitaria locale (Asl) alla quale la donna aveva inviato la richiesta lo scorso maggio non ha ancora trasmesso la relazione finale e il parere del comitato etico, nonostante le due visite della Commissione medica e le due diffide legali da parte della donna.
La donna, che secondo l’Associazione Luca Coscioni è in possesso di tutti i requisiti previsti dalla sentenza della Corte Costituzionale, ha deciso di non attendere ulteriormente e di recarsi in Svizzera.
La lentezza del sistema italiano
La vicenda di Ines evidenzia la lentezza del sistema italiano nell’applicazione della legge sul suicidio medicalmente assistito. Nonostante la sentenza della Corte Costituzionale che ha affermato la necessità di un intervento “prontamente” da parte del servizio sanitario, l’Asl non è riuscita a completare l’iter in tempo utile.
Questo ritardo ha costretto Ines a prendere una decisione difficile e dolorosa, quella di recarsi in Svizzera per accedere al suicidio assistito.
La situazione solleva interrogativi sulla reale efficacia della legge in Italia e sulla capacità del sistema sanitario di rispondere alle esigenze delle persone che desiderano accedere a questo servizio.
Il ruolo dell’Associazione Luca Coscioni
L’Associazione Luca Coscioni, che si batte per il diritto di scelta di fine vita, ha fornito assistenza a Ines e ha denunciato la lentezza del sistema sanitario. L’Associazione ha sottolineato come la donna fosse in possesso di tutti i requisiti previsti dalla legge e come l’Asl non abbia rispettato i tempi previsti per la valutazione della sua richiesta.
L’Associazione Luca Coscioni continua a lavorare per garantire il diritto di scelta di fine vita a tutti coloro che ne hanno bisogno, promuovendo una legislazione più chiara e un’applicazione più efficiente della legge.
Riflessioni sul diritto di scelta
La vicenda di Ines ci pone di fronte alla complessità del diritto di scelta di fine vita. Da un lato, la legge italiana riconosce il diritto di accedere al suicidio medicalmente assistito in determinate condizioni. Dall’altro, la sua applicazione pratica sembra essere ancora ostacolata da una serie di fattori, tra cui la lentezza burocratica e la difficoltà di accesso al servizio.
È necessario un impegno costante da parte delle istituzioni per garantire che la legge sul suicidio medicalmente assistito sia applicata in modo efficace e tempestivo, garantendo il diritto di scelta a tutti coloro che ne hanno bisogno.