Una Bohème moderna: l’allestimento di Leo Muscato
Il 60° Macerata Opera Festival si è concluso con la rappresentazione di La Bohème, il capolavoro di Puccini, in una versione moderna e controversa. Il regista Leo Muscato ha scelto di proiettare l’opera nell’epoca delle contestazioni giovanili del maggio francese, un’ambientazione che ha suscitato interesse e dibattito tra gli appassionati di opera.
L’allestimento, che ha debuttato con successo all’Arena Sferisterio nel 2012, ha visto la luce per la prima volta a Macerata nel 2012, per poi essere riproposto nel 2015 e in seguito in altre piazze del circuito lirico lombardo e a Reggio Emilia. Il 27 luglio, l’Arena Sferisterio ha accolto di nuovo questa versione di La Bohème, con un’arena gremita e un pubblico entusiasta.
Muscato, pur cambiando l’ambientazione, ha mantenuto l’essenza dell’opera, concentrandosi sul tema della giovinezza e sulla sua fragilità. Come scrisse Henri Murger, autore del romanzo Scènes de la bohème da cui Puccini trasse ispirazione, la giovinezza "ha una sola stagione", una stagione di spensieratezza e felicità che può essere interrotta in un attimo dalla morte.
Seguendo questo filo conduttore, Muscato ha rivisitato i quattro quadri tradizionali dell’opera, trasformando il Caffè Momus in un loft, la Barrière d’Enfer in una discoteca, la soffitta in una fabbrica occupata e l’ospedale in un luogo di cura moderno. La morte di Mimì, invece di essere causata dalla tisi, è attribuita a una malattia derivata dai prodotti tossici utilizzati nel luogo di lavoro, una morte bianca con riferimenti all’attualità, ma retrodatati agli anni ’70.
Un’atmosfera degli anni ’70: scenografie e costumi
L’allestimento di Muscato è stato arricchito da una miriade di oggetti e arredi che ricreano l’atmosfera degli anni ’70: manifesti inneggianti alla lotta di classe, letti a castello, sedie fiorate, poltroncine zebrate, una cyclette e costumi che ricostruiscono minuziosamente quel periodo. La scenografia di Federica Parolini ha riempito il palco con circa 250 persone, tra cui il Coro Lirico Marchigiano Bellini, i Pueri Cantores ‘D. Zamberletti’, i figuranti e la Banda Salvadei.
L’universo coloratissimo e allegro creato da Muscato e Parolini ha conquistato il pubblico, che ha apprezzato la scenografia ricca e dettagliata, i costumi vivaci e la presenza di un grande numero di persone sul palco. L’opera si è svolta in un’atmosfera vivace e coinvolgente, che ha saputo catturare l’attenzione del pubblico.
Una partitura brillantemente interpretata
La partitura di La Bohème è stata brillantemente interpretata da Valerio Galli sul podio della Form. Il direttore d’orchestra ha saputo condurre l’orchestra con maestria, regalando al pubblico un’interpretazione impeccabile e coinvolgente. Le voci dei protagonisti, tra cui Mariangela Sicilia (Mimì), Daniela Cappiello (Musetta), Valerio Borgiani (Rodolfo), Mario Cassi (Marcello), Vincenzo Nizzardo (Schaunard), Riccardo Fassi (Colline) e Francesco Pittari (Benoit), hanno contribuito a rendere la rappresentazione ancora più emozionante.
La partitura di Puccini è stata eseguita con grande precisione e sensibilità, evidenziando la bellezza e la complessità della musica. La sinergia tra l’orchestra, il coro e i solisti ha dato vita a un’esperienza musicale di grande intensità.
Un finale drammatico in un ospedale moderno
Muscato ha scelto di far morire Mimì in un ospedale moderno, anziché nella gelida soffitta del finale tradizionale. Questa scelta ha suscitato reazioni contrastanti tra il pubblico, con alcuni che hanno apprezzato la modernità e l’attualità del finale, mentre altri hanno preferito la versione originale. La morte di Mimì, causata da una malattia derivata dai prodotti tossici utilizzati nel luogo di lavoro, ha un forte impatto emotivo e pone l’accento sulle sfide e le difficoltà che le persone affrontano nella vita moderna.
Il finale dell’opera, con la morte di Mimì e la disperazione dei suoi amici, ha lasciato il pubblico profondamente commosso. La rappresentazione ha saputo toccare le corde emotive del pubblico, trasmettendo un messaggio di fragilità e di speranza.
Considerazioni personali
La rivisitazione di La Bohème proposta da Leo Muscato è un esempio di come un’opera classica possa essere riletta e reinterpretata in chiave moderna, mantenendo al contempo la sua essenza e la sua bellezza. L’ambientazione negli anni ’70, con le sue sfide e le sue lotte, si sposa bene con il tema della giovinezza e della fragilità della vita, che è al centro dell’opera di Puccini. La scelta di far morire Mimì in un ospedale moderno, invece che nella gelida soffitta, è una scelta audace e controversa, che ha suscitato reazioni contrastanti tra il pubblico. Tuttavia, questa scelta ha permesso di dare un nuovo significato al finale dell’opera, rendendolo ancora più attuale e significativo.