Violenza nel carcere di Genova Marassi
Un detenuto ha ferito con una lametta quattro agenti della polizia penitenziaria nel carcere di Genova Marassi, prendendoli a morsi durante la colluttazione. Gli agenti sono stati trasferiti al pronto soccorso del nosocomio cittadino, riportando una prognosi rispettivamente di quindici, sette, cinque e tre giorni.
In un altro incidente nella stessa casa circondariale, un detenuto ha tentato di far esplodere una bombola di gas ferendo il medico di guardia.
Il segretario generale della Uilpa Polizia Penitenziaria Fabio Pagani ha denunciato l’accaduto, definendolo “l’ennesima grave aggressione nel carcere di Genova”. “Gli agenti sono stati trasferiti al pronto soccorso del nosocomio cittadino, riportando una prognosi rispettivamente di quindici, sette, cinque e tre giorni.” ha dichiarato Pagani. “La polizia penitenziaria è stretta fra l’incudine della violenza dei detenuti e il martello delle inchieste della magistratura, considerato che pressoché a ogni intervento necessario per ristabilire un minimo di ordine e sicurezza partono le denunce degli stessi autori dei disordini, molto spesso, nel solo tentativo di precostituirsi un alibi”.
La difficile situazione della polizia penitenziaria
La denuncia di Pagani evidenzia la difficile situazione in cui opera la polizia penitenziaria, costantemente esposta a situazioni di rischio e violenza. Il segretario generale sottolinea come gli agenti siano spesso costretti a intervenire in situazioni di disordine e violenza, con il rischio di essere vittime di aggressioni. Inoltre, la polizia penitenziaria si trova ad affrontare un sistema di inchieste giudiziarie che spesso si rivolge contro gli agenti, anche quando agiscono in situazioni di emergenza per ristabilire l’ordine e la sicurezza.
La necessità di una maggiore attenzione alla sicurezza carceraria
L’episodio di Genova Marassi rappresenta un’ulteriore conferma della necessità di una maggiore attenzione alla sicurezza carceraria. La violenza all’interno delle carceri è un problema complesso che richiede una risposta multiforme, che coinvolga non solo le forze dell’ordine, ma anche il sistema giudiziario, le istituzioni penitenziarie e la società civile. È necessario investire in programmi di rieducazione e reinserimento sociale per i detenuti, inoltre, è fondamentale garantire un adeguato supporto e formazione per la polizia penitenziaria, fornendo loro gli strumenti necessari per affrontare situazioni di rischio e violenza in modo sicuro ed efficace.