La Commissione Ue conferma il metodo di valutazione dello stato di diritto
La Commissione Europea ha confermato che la relazione sullo stato di diritto, che ha suscitato polemiche in Italia dopo la lettera inviata dalla premier Giorgia Meloni alla presidente Ursula von der Leyen, si basa su un processo di raccolta dati e di scambio con i Paesi membri. Secondo fonti Ue, la relazione “si basa su una varietà di fonti” ed “è il risultato di molteplici scambi anche a livello politico con i Paesi membri” e di “una stretta collaborazione con le autorità nazionali”.
Il processo di valutazione, come confermato dalle fonti, prevede che “alle autorità nazionali è stata data l’opportunità di dare aggiornamenti fattuali” prima dell’adozione del documento. In via ufficiale la Commissione Ue non conferma ancora la ricezione della missiva di Meloni, ma le fonti Ue sottolineano che il processo di valutazione segue il “consueto iter”, che prevede la cooperazione di tutti i Ventisette, Italia compresa.
La lettera di Meloni e le preoccupazioni sull’iter di valutazione
La lettera della premier italiana Giorgia Meloni alla presidente Ursula von der Leyen ha sollevato dubbi sul metodo di valutazione dello stato di diritto. La Meloni aveva espresso preoccupazioni riguardo al processo di valutazione, chiedendo maggiore trasparenza e chiarezza. La sua lettera ha acceso un dibattito sulla metodologia utilizzata dalla Commissione Europea per valutare lo stato di diritto nei Paesi membri.
Considerazioni sul processo di valutazione dello stato di diritto
La conferma del metodo di valutazione da parte della Commissione Europea, pur fornendo maggiori dettagli sul processo, non risolve completamente le preoccupazioni sollevate dalla premier Meloni. La trasparenza e la chiarezza del processo di valutazione sono fondamentali per garantire la fiducia dei Paesi membri e per evitare l’impressione di un’imposizione dall’alto. Un processo di valutazione più trasparente e partecipativo, che coinvolga in modo più diretto le autorità nazionali e i cittadini, potrebbe contribuire a rafforzare la fiducia nella metodologia e a garantire una valutazione più equa e accurata dello stato di diritto in tutti i Paesi membri.