La condanna per l’omicidio di Mara Fait
Il gup del Tribunale di Rovereto ha condannato Ilir Shehi Zyba a dodici anni di carcere per l’omicidio della vicina di casa Mara Fait, avvenuto lo scorso anno a Noriglio. La sentenza, emessa con il rito abbreviato, ha riconosciuto le attenuanti generiche e lo sconto di pena di un terzo, stabilendo una provvisionale di 100mila euro sia alla madre che al figlio della vittima. Oltre alla pena detentiva, il giudice ha disposto l’espulsione di Shehi dal territorio nazionale una volta espiata la condanna.
Il delitto e le motivazioni
Il delitto è avvenuto il 28 luglio 2023 nella frazione di Noriglio, nei pressi della palazzina dove risiedevano la vittima e Shehi. I due vicini di casa litigavano da anni. L’uomo, di nazionalità albanese, ha colpito Fait, ex infermiera dell’ospedale di Santa Maria del Carmine di Rovereto, alla testa ripetutamente con un’accetta per tagliare la legna. Dopo l’omicidio, Shehi si è costituito presso la vicina caserma dei carabinieri.
L’accusa e il rito abbreviato
La Procura della Repubblica di Rovereto aveva inizialmente contestato all’uomo l’omicidio volontario aggravato da futili motivi. L’aggravante, che non avrebbe permesso il rito abbreviato, non è stata però ritenuta sussistente dal giudice, che ha invitato l’accusa a riformulare il campo d’imputazione in omicidio volontario.
Il possibile sconto di pena
Qualora non presentasse ricorso in appello, Shehi potrebbe usufruire del doppio sconto di pena previsto dalla riforma Cartabia, con una riduzione della condanna a dieci anni di carcere.
Riflessioni sul caso
La condanna di Ilir Shehi Zyba per l’omicidio di Mara Fait pone l’attenzione su un tragico evento che ha sconvolto la comunità di Noriglio. La sentenza, che ha riconosciuto le attenuanti generiche e lo sconto di pena per il rito abbreviato, rappresenta un punto di chiusura per il processo giudiziario, ma non risolve la profonda ferita inflitta alla famiglia della vittima. L’espulsione di Shehi dal territorio nazionale, una volta espiata la pena, rappresenta un’ulteriore misura che mira a garantire la sicurezza della comunità. La vicenda, che ha avuto un impatto significativo sulla comunità locale, solleva interrogativi sulla prevenzione della violenza domestica e sulle misure di sostegno alle vittime di reati.