Un ritrovamento eccezionale
Un’eccezionale scoperta è stata fatta all’interno della Tomba del Cerbero a Giugliano, in provincia di Napoli. All’interno di un sarcofago rimasto sigillato per oltre 2000 anni, è stato rinvenuto lo scheletro di un uomo, in ottimo stato di conservazione. Il sarcofago, che si trovava all’interno della camera funeraria, è stato aperto grazie a un’ispezione con microcamera e a un intervento mirato. Il corpo dell’uomo, seppellito in posizione supina, era coperto da un sudario, probabilmente mineralizzatosi grazie alle particolari condizioni climatiche della camera funeraria. Intorno al corpo sono stati rinvenuti diversi elementi di corredo, tra cui unguentari e strigili.
Un capostipite della famiglia?
La particolare cura rivolta all’inumato e la cronologia degli oggetti rinvenuti lasciano ipotizzare che possa trattarsi del capostipite della famiglia per la quale è stato realizzato il mausoleo. La Tomba del Cerbero, infatti, è un complesso monumentale che ospita diverse tombe, ed è stata realizzata per una famiglia di alto rango sociale. Il ritrovamento di questo scheletro potrebbe quindi fornire importanti informazioni sulla storia e la genealogia di questa famiglia.
Ricerche multidisciplinari
La scoperta ha aperto nuove prospettive per la ricerca archeologica e multidisciplinare. Le analisi di laboratorio condotte sui campioni prelevati in corrispondenza degli inumati e dei letti deposizionali hanno restituito una notevole quantità di dati circa il trattamento del corpo dei defunti e il rituale funerario messo in atto. Queste analisi hanno coinvolto archeologi, tecnici, antropologi, paleobotanici, chimici e altri esperti, che hanno lavorato in sinergia per interpretare i dati raccolti e svelare il sito nel tempo.
Un’analisi approfondita
Le analisi sui tessuti, condotte da Margarita Gleba del laboratorio dell’Università degli Studi di Padova, hanno permesso di determinare la struttura dei filati, il tipo e la qualità dei tessuti, fornendo informazioni anche di carattere culturale e sociologico. Maria Rosaria Barone Lumaga, ricercatrice del dipartimento di Biologia Vegetale dell’Università degli Studi di Napoli Federico II – Real Orto Botanico di Napoli, ha condotto osservazioni al microscopio su sostanze organiche presenti in alcuni contenitori. Le analisi polliniche condotte dall’archeobotanica Monica Stanzione in collaborazione con Marco Marchesini e Silvia Marvelli del CAA (Centro Agricoltura Ambiente “Giorgio Nicoli”) lasciano ipotizzare che il corpo degli inumati possa essere stato trattato con creme a base di chenopodio e assenzio per una migliore conservazione. Infine, le analisi sul Dna degli individui sono tuttora in corso grazie alla bio-antropologa Barbara Albanese in collaborazione col Pontus Skoglund, Thomas Booth e Sarah Johnston dello Skoglund Ancient Genomics Laboratory al Francis Crick Insitute.
Un futuro ricco di scoperte
La prosecuzione delle indagini archeologiche e delle attività di campionatura ed analisi in laboratorio nei prossimi mesi consentirà di raccogliere certamente ulteriori dati interessanti non solo dall’ipogeo ma anche dalla necropoli circostante. Questi dati saranno utili a ricostruire il panorama storico e sociale di una comunità antica che ha ancora tanto da raccontare.
Un’importante scoperta per la storia locale
La scoperta di questo scheletro all’interno della Tomba del Cerbero è un evento di grande rilevanza per la storia locale. La Tomba del Cerbero è un sito archeologico di grande interesse, che offre un’importante testimonianza della cultura e della società del territorio flegreo. Questo ritrovamento potrebbe fornire informazioni preziose sulla storia della famiglia per la quale il mausoleo fu realizzato, e sulla vita quotidiana di questa antica comunità.