Il caos informativo dopo il crash
Il recente crash informatico globale ha scatenato una ondata di teorie del complotto online, con utenti che collegano l’evento a un’elite globale e a un attacco informatico pianificato. La disinformazione si è diffusa rapidamente sui social media, con post privi di prove che circolavano su X, l’ex Twitter.
Un utente ha scritto: “Una volta ho letto da qualche parte che la terza guerra mondiale sarebbe stata principalmente una guerra cibernetica”, mentre altri hanno diffuso la teoria infondata secondo cui il World Economic Forum (Wef) aveva pianificato un attacco informatico globale. Per rendere credibile questa teoria, molti post hanno allegato un vecchio video del Wef che metteva in guardia sulla possibilità di un “attacco informatico con caratteristiche simili a Covid”.
Anche i post cospiratori che utilizzano l’hashtag #cyberpolygon, in riferimento a un evento di formazione globale volto a prepararsi a potenziali attacchi futuri, hanno guadagnato terreno online.
La diffusione della disinformazione
La proliferazione di teorie del complotto sulla scia di grandi eventi globali come il crash informatico è una triste testimonianza della natura volatile dell’ecosistema dell’informazione. Come ha affermato Rafi Mendelsohn, vicepresidente della società di sicurezza della disinformazione Cyabra: “Ciò che rende unici eventi come questi è il modo in cui i social media, i forum e le app di messaggistica facilitano la rapida diffusione dei contenuti, consentendo alle teorie di guadagnare terreno rapidamente e raggiungere un pubblico globale”.
“Ciò pone la questione più ampia della lotta alla cattiva informazione e alla disinformazione”, ha osservato Michael W. Mosser, direttore esecutivo del Global Disinformation Lab presso l’Università del Texas ad Austin.
La sfida della disinformazione
Il proliferare di teorie del complotto dopo un evento di grande portata come il crash informatico è un problema serio. La disinformazione si diffonde rapidamente online, alimentando il panico e la sfiducia. È fondamentale che le piattaforme social e i media tradizionali assumano un ruolo attivo nella lotta alla disinformazione, promuovendo l’alfabetizzazione digitale e la verifica delle fonti. Dobbiamo imparare a discernere tra informazioni affidabili e teorie del complotto, per evitare di cadere vittime di false narrazioni che possono avere conseguenze reali.