Un film di vita, morte e legami familiari
“L’ultima settimana di settembre”, opera prima di Gianni De Blasi, ha debuttato in anteprima nazionale al Giffoni Film Festival. Il film, interpretato da Diego Abatantuono e Biagio Venditti, racconta la storia di Pietro Rinaldi, un anziano scrittore in declino che, stanco della vita, progetta di suicidarsi nel giorno del suo compleanno. Ma un’inattesa tragedia sconvolge i suoi propositi: la morte improvvisa della figlia e del genero lo costringe a occuparsi del nipote adolescente Mattia.
Il film, tratto dall’omonimo libro di Lorenzo Licalzi, affronta temi universali come la vita, la morte e il legame tra generazioni, in un contesto contemporaneo che vede lo scontro tra due mondi: quello di un anziano scrittore in declino e quello di un adolescente.
De Blasi ha scelto Abatantuono per il ruolo di Pietro Rinaldi, un personaggio che “decide di anticipare la morte non per depressione ma per stanchezza”, e Venditti per il ruolo di Mattia, un ragazzo che si affaccia all’età adulta in un mondo in continua evoluzione.
Un film che racconta la crescita interiore
Il film racconta la storia di un uomo che, dopo aver perso la moglie e la figlia, si ritrova a dover affrontare la vita con un nuovo punto di vista. Pietro, attraverso il rapporto con Mattia, impara a riscoprire il valore della vita e a riconnettersi con la sua famiglia.
De Blasi ha voluto creare un film che avesse “gli ingredienti del cinema italiano ma anche una regia visiva del cinema che fosse europea”, con una “scrittura e una costruzione delle scene che fosse morbida”, un “movimento lieve di avvicinamento tra i due personaggi” e una “morbidezza di scrittura”.
Il film è ambientato nel 2017, “l’inizio della musica trap e l’inizio di alcune situazioni”, un contesto che rappresenta “una porta aperta verso quello che siamo oggi”.
Un film che affronta il confronto tra generazioni
“L’ultima settimana di settembre” è anche un film che mette in scena il confronto tra due generazioni: quella di Pietro, un uomo “estremamente boomer”, e quella di Mattia, un ragazzo che si affaccia all’età adulta in un mondo in continua evoluzione.
Il film affronta il tema del lutto e della perdita, ma anche il tema del confronto tra due generazioni che si trovano a dover affrontare la vita con prospettive diverse.
De Blasi ha spiegato che “Pietro e Mattia sono stati costretti a riempire un buco, quello lasciato dalla generazione intermedia dei genitori del ragazzo. Quindi, per riempire questo buco uno doveva avanzare e l’altro doveva arretrare”.
Un film che celebra la vita
“L’ultima settimana di settembre” è un film che celebra la vita e il suo valore, anche di fronte alla morte. Il film ci ricorda che “si può continuare a vivere finché non si muore”, un messaggio che ci invita a non arrenderci di fronte alle difficoltà della vita.
Il film è stato dedicato a un nonno di De Blasi che è morto prima che lui nascesse, ma che “per tutti i racconti che mi ha fatto mio padre, è come se lo conoscessi”.
Il film è un’opera che ci invita a riflettere sulla vita, la morte e il legame tra generazioni, in un contesto contemporaneo che ci pone di fronte a sfide e cambiamenti continui.
Considerazioni personali
“L’ultima settimana di settembre” è un film che mi ha colpito per la sua capacità di affrontare temi universali in modo delicato e profondo. La storia di Pietro e Mattia è una storia di vita, morte e legami familiari, ma è anche una storia di speranza e di rinascita. Il film ci ricorda che la vita è un viaggio che va vissuto con passione e che la morte non è la fine, ma un nuovo inizio. Il confronto tra le due generazioni è un elemento centrale del film, che ci invita a riflettere sul ruolo delle diverse generazioni nella società e sul valore del dialogo intergenerazionale.