Un film di crescita interiore e confronto generazionale
“L’ultima settimana di settembre”, opera prima di Gianni De Blasi, è un film che affronta il tema della perdita e della crescita interiore attraverso la storia di Pietro Rinaldi, un anziano scrittore in declino interpretato da Diego Abatantuono. La trama si sviluppa intorno alla decisione di Pietro di porre fine alla sua vita, ma un evento tragico sconvolge i suoi piani: la morte improvvisa della figlia e del genero in un incidente automobilistico lo costringe a prendersi cura del nipote adolescente Mattia, interpretato da Biagio Venditti.
Il film esplora il confronto tra due generazioni, quella di Pietro, un uomo “boomer” che si sente fuori dal passo con i tempi, e quella di Mattia, un ragazzo che si affaccia all’età adulta in un contesto sociale in cui la musica trap e le nuove tecnologie dominano. Il loro rapporto è caratterizzato dal lutto condiviso per la perdita dei genitori di Mattia e dalla necessità di riempire il vuoto lasciato dalla generazione intermedia. “Pietro e Mattia – spiega De Blasi – sono stati costretti a riempire un buco, quello lasciato dalla generazione intermedia dei genitori del ragazzo. Quindi, per riempire questo buco uno doveva avanzare e l’altro doveva arretrare.”
Un racconto di stanchezza e rinascita
Il film si concentra sulla stanchezza di vivere di Pietro, un personaggio che non è depresso ma semplicemente stanco della vita. “Mi ha subito entusiasmato il personaggio di Pietro Rinaldi che prova la stanchezza di vivere. Lui – sottolinea De Blasi – decide di anticipare la morte non per depressione ma per stanchezza. È un personaggio che ci ha suggerito colori sfumati.” Il regista ha scelto Diego Abatantuono per il ruolo di Pietro perché la sua esperienza e la sua capacità di interpretare personaggi complessi calzavano perfettamente con il ruolo.
Il film, pur affrontando temi drammatici, mantiene un equilibrio tra il dramma e l’alleggerimento, con una scrittura e una costruzione delle scene che sono morbide e delicate. “Era complicato avere un racconto drammatico e mantenere, al tempo stesso, un equilibrio tra il dramma e l’alleggerimento – spiega il regista – Abbiamo optato per una scrittura e una costruzione delle scene che fosse morbida. Ci sono dei movimenti lievi di avvicinamento tra i due personaggi, c’è una morbidezza di scrittura.”
Un film che unisce il cinema italiano e quello europeo
De Blasi ha voluto creare un film che avesse gli ingredienti del cinema italiano ma anche una regia visiva che fosse europea. “Il mio intento era costruire un film che avesse gli ingredienti del cinema italiano ma anche una regia visiva del cinema che fosse europea. Esiste un’Europa unita ma anche un cinema europeo”, sorride.
Il film è ambientato nel 2017, un anno che segna l’inizio della musica trap e di alcune situazioni che si riflettono nel contesto sociale in cui si svolge la storia. “Il film è ambientato nel 2017, non a caso, perché è l’inizio della musica trap e l’inizio di alcune situazioni. Mi sembra un po’ una porta aperta verso quello che siamo oggi.” De Blasi sottolinea come il film non si limiti a rappresentare un semplice scontro generazionale ma piuttosto un momento di confronto e di crescita interiore per entrambi i protagonisti. “Nel 2017 Mattia si affaccia all’età adulta e Pietro è ancora estremamente boomer. C’è un po’ il tema del vecchio non al passo con i tempi, ma senza forzare troppo.”
Un messaggio di speranza e di vita
Il messaggio principale del film è che la vita può continuare anche dopo la perdita e il dolore. “Si può continuare a vivere finché non si muore. Questo vuole dire il nostro film”, afferma De Blasi.
Il film è stato dedicato da De Blasi a suo nonno, che non ha mai conosciuto ma che è stato una figura importante nella sua vita. “Eppure, per tutti i racconti che mi ha fatto mio padre, è come se lo conoscessi.”
Un’esperienza formativa per Biagio Venditti
Il giovane attore Biagio Venditti, che interpreta Mattia, ha avuto l’opportunità di lavorare a fianco di un grande professionista come Diego Abatantuono. “È stato fantastico. Lui è stato molto profondo con me. È stato importante per me stare attento a ciò che lui voleva dalla scena, quindi parlargli, stare concentrato. Ci vedevamo dieci, quindici minuti prima di arrivare sul set per parlarci e capirci, anche con Gianni. Ho appreso tante cose che mi sono portato a Roma e nella vita di tutti i giorni.” Venditti ha anche un forte legame con i suoi nonni, soprattutto con sua nonna, che considera una seconda madre.
“L’ultima settimana di settembre” è un film che affronta temi universali come la perdita, la crescita interiore e il confronto generazionale, offrendo una prospettiva di speranza e di vita. La regia di Gianni De Blasi, la bravura degli attori e la delicatezza della scrittura creano un film che emoziona e fa riflettere.
Un film che fa riflettere
“L’ultima settimana di settembre” è un film che invita a riflettere sulla vita, sulla morte, sul lutto e sulla capacità di ricominciare. Il film non offre risposte facili, ma pone domande importanti e invita lo spettatore a trovare le proprie risposte. La scelta di ambientarlo nel 2017, un anno che segna un momento di transizione sociale, rende il film ancora più attuale e ci fa riflettere sui cambiamenti che stiamo vivendo come società.