L’intimazione di Pio XII e la successiva copertura
Un documento datato 1 ottobre 1956, conservato nell’Archivio Apostolico Vaticano, rivela un’intimazione di Papa Pio XII nei confronti di Marcial Maciel, fondatore dei Legionari di Cristo. Il documento, firmato da Giovanni Battista Scapinelli, allora numero tre della Congregazione per i Religiosi, ordina a Maciel di “andare a farsi curare”, di “abbandonare ogni contatto coi suoi alunni” e, in caso di mancata presentazione, di “rimanere sospeso a divinis”.
Le ragioni di questa decisione sono indicate come “le gravi ragioni”, senza ulteriori specificazioni. Il documento, pubblicato dal Corriere della Sera, rivela come già alla fine del pontificato di Pio XII, Maciel fosse considerato una persona da “curare” e da tenere lontano dai suoi seminaristi.
Tuttavia, la storia ha un’evoluzione sconcertante. Il documento originale, che prevedeva la sospensione “a divinis”, presenta una cancellatura a penna dell’ipotesi, mentre Scapinelli riferisce di un incontro con Maciel e il cardinale Giuseppe Pizzardo, suo grande protettore, al termine del quale gli ordini contenuti nella bozza originale scompaiono.
Il 3 ottobre, Maciel scrive una lettera in cui “umilmente” ubbidisce all’invito a curarsi, descrivendo le sue condizioni di salute come “soddisfacenti” e allegando un certificato medico. Ribadisce di essere vittima di un'”accusa calunniosa” e si vanta delle proprietà acquistate dai suoi Legionari di Cristo.
La pratica contro Maciel andava avanti per volontà di Papa Pacelli, ma incontrò resistenze crescenti. Il 9 ottobre 1958, Papa Pio XII morì.
L’ascesa di Maciel e la sua copertura
Nonostante le accuse iniziali, Maciel riuscì a continuare la sua opera senza ostacoli. La sua influenza all’interno della Chiesa era notevole: si presentava come un grande reclutatore di seminaristi e sacerdoti, soprattutto in un Messico anticlericale degli anni Cinquanta. Inoltre, Maciel si presentava come perseguitato dai comunisti.
Maciel riuscì a costruire una rete finanziaria che si estendeva dalla Spagna all’America Latina e a Roma. Distribuiva denaro in Vaticano, creando una rete di protezioni che gli permettevano di continuare la sua doppia vita di servitore della Chiesa e di pedofilo e bigamo.
Nel 2006, Maciel fu condannato per molti casi di pedofilia. Nel 2010, su iniziativa di Benedetto XVI, due anni dopo la morte del fondatore, i Legionari di Cristo furono commissariati.
Un buco temporale di mezzo secolo
Tra il 1956 e il 2006, Maciel ha potuto agire indisturbato grazie alla copertura di un pezzo delle gerarchie ecclesiastiche. Questo periodo di mezzo secolo rappresenta un buco temporale durante il quale le accuse contro Maciel sono state ignorate o minimizzate.
I documenti pubblicati dal Corriere della Sera offrono un’immagine inquietante di come un uomo accusato di gravi reati sia stato protetto da figure di spicco all’interno della Chiesa. Sollevano interrogativi sulla responsabilità delle gerarchie ecclesiastiche nel permettere a Maciel di continuare la sua opera nonostante le accuse di pedofilia e di doppia vita.
La responsabilità della Chiesa
La pubblicazione di questi documenti solleva un interrogativo fondamentale: qual è la responsabilità della Chiesa nel permettere a un uomo accusato di gravi reati di continuare la sua opera per decenni? La copertura di Maciel da parte di alcuni alti prelati dimostra come la Chiesa non abbia sempre agito con trasparenza e responsabilità, mettendo a rischio la sicurezza dei suoi seminaristi e la credibilità dell’istituzione. È importante che la Chiesa affronti con onestà e trasparenza il passato, riconoscendo gli errori commessi e prendendo provvedimenti per evitare che simili situazioni si ripetano in futuro.