L’allarme di Greenpeace: l’attività mineraria illegale nella Terra Yanomami continua a crescere
Un nuovo rapporto di Greenpeace, basato su dati satellitari, ha rivelato un preoccupante aumento dell’attività mineraria illegale nella Terra Yanomami, la più grande riserva indigena del Brasile, situata tra gli Stati di Roraima e Amazonas. Nel primo semestre del 2024, l’attività estrattiva illegale è cresciuta del 6%, nonostante le misure di emergenza adottate dal governo del presidente Luiz Inácio Lula da Silva.
Secondo i dati dell’ong, tra gennaio e giugno di quest’anno, i minatori hanno distrutto quasi 170 ettari di vegetazione all’interno della riserva, un numero che si avvicina al totale devastato nel 2023.
“Il fatto che i minatori siano riusciti a continuare ad aprire nuove aree nelle terre indigene dell’Amazzonia dimostra che le risposte che stiamo dando a questo problema sono state insufficienti”, ha affermato Jorge Dantas, membro del Fronte dei popoli indigeni di Greenpeace.
La situazione è particolarmente critica nella zona del Parco nazionale Pico da Neblina, dove l’ecoturismo è una delle principali attività economiche degli indigeni. Greenpeace ha rilevato la presenza di invasori anche nei comuni di São Gabriel da Cachoeira e Santa Isabel do Rio Negro, nelle immediate vicinanze del parco.
Le sfide per la protezione della Terra Yanomami
La Terra Yanomami è una delle aree più vulnerabili dell’Amazzonia brasiliana. Negli ultimi anni, la regione è stata colpita da un’intensa attività mineraria illegale, che ha portato alla deforestazione, all’inquinamento dei fiumi e alla diffusione di malattie tra la popolazione indigena.
La situazione è aggravata dalla mancanza di risorse e di personale per la sorveglianza e il controllo del territorio. Il governo brasiliano ha promesso di intensificare gli sforzi per combattere l’attività mineraria illegale, ma la sfida è enorme.
La protezione della Terra Yanomami è fondamentale non solo per la sopravvivenza degli indigeni, ma anche per la conservazione dell’Amazzonia, uno dei polmoni verdi del pianeta.
Il ruolo della società civile nella difesa dell’Amazzonia
La lotta per la protezione dell’Amazzonia e dei suoi abitanti è una sfida che richiede un impegno collettivo. Oltre agli sforzi del governo, è fondamentale il ruolo della società civile, delle organizzazioni non governative e dei cittadini.
Greenpeace, con il suo rapporto, ha contribuito a far luce sulla gravità della situazione nella Terra Yanomami. L’ong, insieme ad altre organizzazioni, sta lavorando per sensibilizzare l’opinione pubblica e per sostenere le comunità indigene nella loro lotta per la difesa dei propri territori.
È importante che la società civile continui a monitorare la situazione e a fare pressione sulle autorità per garantire che vengano adottate misure efficaci per combattere l’attività mineraria illegale e per proteggere l’Amazzonia.
Un problema complesso che richiede soluzioni integrate
La situazione nella Terra Yanomami è un esempio di come il problema della deforestazione e dell’attività mineraria illegale in Amazzonia sia un problema complesso, che richiede soluzioni integrate. Oltre a un maggiore controllo e repressione delle attività illegali, è necessario investire in politiche di sviluppo sostenibile per le comunità locali, offrendo alternative economiche alla miniera e promuovendo la valorizzazione delle risorse naturali in modo responsabile.