L’accusa di Bruxelles: spunta blu a pagamento e disinformazione
Bruxelles ha puntato il dito contro X, accusando la piattaforma di Elon Musk di ingannare gli utenti con la spunta blu a pagamento, presentata come simbolo di autenticità e affidabilità, ma in realtà non tale. L’Unione Europea sostiene che l’icona, insieme al mancato rispetto degli obblighi di trasparenza sugli annunci pubblicitari e di accesso ai dati per i ricercatori previsti dal Digital services act (DSA), ha trasformato la piattaforma in un paradiso per fake news e contenuti proibiti.
Secondo l’accusa, X "progetta e gestisce la sua interfaccia per gli account verificati con la spunta blu" in "un modo che inganna gli utenti". Il ‘blue check’, che dovrebbe essere associato a una persona reale, non è quindi una garanzia di identità veritiera. Un fiume di profili falsi, pagando il canone mensile di 8 euro, ottengono lo status ‘verificato’ e possono spacciarsi per ciò che non sono, diffondendo fake news.
L’accusa di Bruxelles si basa su prove che dimostrano come attori "malintenzionati" abusano di questo sistema. Personaggi pubblici, politici e funzionari governativi come Hillary Clinton e J.K. Rowling sono stati vittime di truffe d’identità.
La risposta di Musk: accuse di disinformazione e un presunto patto segreto
Elon Musk ha respinto con veemenza le accuse dell’UE, definendole "disinformazione" e accusando l’Unione Europea di avergli offerto un "accordo segreto illegale" di censura dei contenuti in cambio dell’impunità. Secondo Musk, questo patto sarebbe stato accettato da altre major, ma rifiutato da X.
Lo scontro frontale ha origine nell’indagine avviata da Bruxelles lo scorso anno, che ha portato alla formulazione di un’opinione preliminare secondo cui X è diventato un terreno fertile per fake news e contenuti proibiti. Il presidente francese Emmanuel Macron, che potrebbe essere a capo della Commissione Europea nel prossimo mandato, ha avvertito che se l’accusa sarà confermata, saranno imposte multe e richiesti cambiamenti significativi.
Le recriminazioni dell’UE: un elenco di accuse pesanti
L’Unione Europea ha presentato un elenco di accuse pesanti contro X, tra cui il basso numero di moderatori, il sistema di segnalazione inefficace dei contenuti illegali, i messaggi di avvertimento insufficienti contro le immagini violente, i ‘dark patterns’ – meccanismi che inducono l’utente a cliccare dove la piattaforma vuole – e l’accesso insoddisfacente ai dati concesso alle autorità di regolamentazione.
L’UE ha anche criticato X per l’ondata di disinformazione, contenuti terroristici e violenti e incitamento all’odio che è apparsa sul web dopo l’attacco di Hamas a Israele del 7 ottobre. Dopo i moniti e gli ultimatum, a dicembre è stata aperta un’inchiesta formale.
Le possibili conseguenze: sanzioni pesanti e un futuro incerto
Se le accuse dell’UE saranno confermate, X rischia pesanti sanzioni, fino al 6% del suo fatturato globale annuo. La piattaforma dovrà affrontare un futuro incerto, con la minaccia di multe e la necessità di apportare cambiamenti significativi per adeguarsi alle norme del DSA.
Lo scontro tra X e l’Unione Europea si prospetta come una battaglia legale e politica di lunga durata, con importanti implicazioni per il futuro della regolamentazione delle piattaforme online.
Il futuro della regolamentazione delle piattaforme online
Lo scontro tra X e l’Unione Europea è un segnale importante per il futuro della regolamentazione delle piattaforme online. Il DSA è un passo importante per affrontare i problemi di disinformazione, hate speech e contenuti illegali, ma la sua applicazione è ancora in fase di sviluppo. Il caso di X dimostra che l’attuazione del DSA non sarà priva di sfide, con le piattaforme che potrebbero resistere alle nuove regole e le autorità che dovranno trovare il modo di farle rispettare. Sarà interessante vedere come si evolverà la situazione e quali saranno le conseguenze per X e per il panorama delle piattaforme online in generale.