Blocco al Porto e Scontri con la Polizia
Nel porto di Santa Giusta, in provincia di Oristano, si è verificato un momento di forte tensione quando un gruppo di manifestanti ha bloccato l’uscita del convoglio che trasportava pale eoliche. Il convoglio era diretto a un impianto nel centro Sardegna, dove le pale avrebbero dovuto sostituire quelle di un impianto obsoleto.
Le proteste, organizzate da un presidio permanente che si oppone a quello che definisce “un assalto delle rinnovabili al territorio dell’Isola”, hanno visto la partecipazione di circa 50 persone, tra cui un gruppo di indipendentisti.
Lo scontro con le forze dell’ordine, in tenuta antisommossa, è durato per diverso tempo. Un manifestante è stato bloccato sul posto e successivamente rilasciato, ma è ancora da valutare se nei suoi confronti possa scattare una denuncia.
Dopo diversi tentativi, la situazione è stata sbloccata dal questore di Oristano Giuseppe Giardina e dal capo della mobile Samuele Cabizzosu.
È stato annunciato un nuovo presidio per la serata stessa.
La Posizione della Prefettura e il Monitoraggio della Situazione
La prefettura di Oristano ha monitorato la situazione e ha organizzato un comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica.
Il prefetto Salvatore Angieri ha dichiarato che la situazione è sotto controllo e che le installazioni sono state autorizzate con le dovute procedure.
“Si tratta di manufatti destinati alla manutenzione straordinaria di installazioni autorizzate da tempo e che hanno superato positivamente ogni procedura amministrativa, inclusa la Valutazione di Impatto Ambientale della Regione”, ha spiegato il prefetto.
Angieri ha invitato tutte le parti in gioco a mantenere i toni di una protesta civile, nel pieno rispetto sia del diritto alla libertà di espressione che dei diritti altrui, tra cui la libertà d’iniziativa economica.
Un Dibattito Complesso sulle Rinnovabili
L’incidente al porto di Santa Giusta evidenzia un dibattito complesso sulle rinnovabili, che si intreccia con questioni di territorio, ambiente e sviluppo economico. Le proteste evidenziano il timore di un impatto ambientale negativo e di una “colonizzazione” del territorio da parte di grandi progetti energetici. È importante che il dibattito si svolga in modo costruttivo, con un’analisi attenta degli impatti reali e delle possibili soluzioni per conciliare le esigenze di sviluppo sostenibile con la tutela del territorio e delle comunità locali.