L’arresto e la richiesta di estradizione
La cantante maliana Rokia Traoré, nota per la sua musica e il suo ruolo di ambasciatrice Onu per i rifugiati, è stata arrestata il 20 giugno 2023 all’aeroporto di Fiumicino. La donna si trova attualmente detenuta nel carcere di Civitavecchia a seguito di un mandato di arresto europeo emesso dal Belgio.
La richiesta di estradizione è legata ad un’accusa di sottrazione di minore: il Belgio accusa Traoré di aver portato via la figlia, nata dalla sua relazione con il drammaturgo Jan Goosens, a cui la bambina era stata affidata da un tribunale belga.
Dubbi sulla regolarità del processo belga
Nonostante la richiesta di estradizione, i magistrati della Corte d’Appello di Roma hanno espresso dei dubbi sulla regolarità del processo belga. Questo potrebbe portare all’invio degli atti alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea a Lussemburgo per un’ulteriore valutazione.
Cronistoria degli eventi
La vicenda ha avuto inizio nel 2020, quando Traoré fu arrestata all’aeroporto di Roissy-Charles de Gaulle in Francia, accusata di non aver consegnato la figlia di 9 anni al padre secondo quanto stabilito dal tribunale belga. Nonostante l’arresto, la cantante fu rilasciata e successivamente si recò in Mali con la figlia.
L’arresto a Fiumicino è avvenuto il 20 giugno scorso, appena atterrata in Italia per un concerto al Parco del Colosseo. Da allora, Traoré è detenuta a Civitavecchia in attesa di una decisione sull’estradizione, con i magistrati che hanno motivato la detenzione con il “pericolo di fuga” della cantante.
Un caso complesso con implicazioni internazionali
La vicenda di Rokia Traoré solleva questioni complesse che riguardano la giurisdizione internazionale, i diritti dei genitori e la tutela dei minori. L’esito del procedimento giudiziario avrà un impatto significativo sulla vita della cantante e della sua famiglia, oltre a potenziali ripercussioni sulla sua carriera artistica e sul suo ruolo di ambasciatrice Onu.