Ore di lavoro massacranti e paghe da fame nelle Langhe
L’operazione Iron Rod, condotta dalla questura di Cuneo, ha svelato un inquietante sistema di sfruttamento della manodopera nelle Langhe, con lavoratori impiegati in condizioni disumane. Secondo il procuratore capo di Asti, Biagio Mazzeo, le giornate lavorative che si attestano tra le dieci e le dodici ore, e in alcuni casi fino a quindici ore, “sono evidentemente fuori dal perimetro della legalità”.Le indagini hanno portato all’arresto di tre presunti caporali, migranti con precedenti penali, accusati di aver impiegato manodopera straniera per paghe da fame, con guadagni che si aggiravano tra i tre e i cinque euro all’ora. I lavoratori venivano impiegati in campagne tra Farigliano, Neive, Castiglione Tinella e Monforte d’Alba.
Possibili responsabilità degli imprenditori agricoli
Il questore di Cuneo, Carmine Rocco Grassi, ha sottolineato che le indagini si sposteranno ora verso gli imprenditori agricoli che si sono avvalsi di questo sistema di sfruttamento, affidandosi a cooperative o a soggetti come i caporali senza preoccuparsi delle condizioni di assunzione. “Non è pensabile che il problema riguardi solo Saluzzo”, ha aggiunto il questore, riferendosi alle proteste degli stagionali della frutta nel Saluzzese che hanno caratterizzato la cronaca negli ultimi anni.L’operazione Iron Rod evidenzia come le Langhe siano diventate una nuova frontiera della lotta allo sfruttamento agricolo nella provincia di Cuneo, confermando che il problema non è circoscritto a determinate aree geografiche.
Un problema strutturale
L’inchiesta Iron Rod mette in luce un problema strutturale che affligge il settore agricolo, con un’evidente vulnerabilità di alcuni lavoratori stranieri che vengono sfruttati per garantire profitti a imprenditori senza scrupoli. È necessario un intervento deciso da parte delle autorità per contrastare questo fenomeno e garantire condizioni di lavoro dignitose a tutti i lavoratori, indipendentemente dalla loro nazionalità.