Il carcere di Santo Stefano: un’Alcatraz del Tirreno
L’isola di Santo Stefano, teatro di storie di dolore, disperazione e ingiustizia, ha ospitato il carcere borbonico costruito nel 1795, ispirato al panopticon con un punto di controllo centrale e 99 celle che non offrivano vista sul mare. Considerato un luogo di sofferenza inespugnabile, il carcere è stato spesso paragonato ad ‘Alcatraz del Tirreno’, con il mare e le scogliere a picco a fungere da barriera naturale.
Nonostante la reputazione di inespugnabilità, il libro ‘Fuga da Santo Stefano’ di Vittorio Buongiorno, scrittore e giornalista del Messaggero, svela le storie di evasioni che hanno sfidato le mura del carcere e la furia del mare, riportando alla luce figure che hanno lottato fino all’ultimo per la propria libertà.
Evasioni audaci: storie di coraggio e disperazione
Il libro racconta le storie di evasioni audaci, ricostruite con stile giornalistico e incalzante, grazie alla consultazione dell’archivio del carcere trasferito a Latina. Tra le figure che emergono, spicca Marcello Gustin, il primo a tentare la fuga negli anni ’30, che realizzò un pupazzo con la mollica di pane per ingannare le guardie e guadagnare tempo.
Un’altra impresa memorabile è quella di Giovanni Scalfi, che riuscì a raggiungere Ischia a nuoto e poi con una barca di fortuna dopo aver rapinato una banca e ucciso il direttore. La sua storia è segnata anche dal perdono inaspettato del fratello della vittima, un gesto di misericordia che ha lasciato il segno.
Antonio Perucatti: un direttore riformatore
Il libro narra anche la storia di Antonio Perucatti, direttore del carcere che, durante il governo Tambroni, tentò di rendere la detenzione a Santo Stefano più umana attraverso riforme come l’introduzione della corrente elettrica, il lavoro per gli ergastolani e la costruzione di un cinema.
Tuttavia, i suoi sforzi si scontrarono con ostacoli provenienti da Roma, che giunsero persino a organizzare evasioni per boicottare le sue riforme.
Tragiche fake news e memorie perdute
Buongiorno racconta anche di tragiche fake news, come quella di Vito Andrea Simone, definito ‘evaso’ dalla burocrazia italiana, mentre in realtà era stato ‘mandato a morire’.
Il muro di mare e di silenzio ha inghiottito la vita e la memoria di molti altri prigionieri, lasciando un’eredità di storie perdute.
Un libro che riporta alla luce storie dimenticate
‘Fuga da Santo Stefano’ è un libro che offre un’interessante prospettiva sul carcere di Santo Stefano, un luogo spesso dimenticato dalla storia. L’autore, attraverso la ricostruzione accurata delle evasioni, restituisce dignità a persone che hanno lottato per la libertà, sfidando le condizioni di detenzione e la stessa natura. Il libro ci ricorda che anche nei luoghi più inospitali, la speranza e il desiderio di libertà possono trionfare.