L’aggressione nel parco Fabbri
Domenica sera, 7 luglio, la polizia di Rimini è intervenuta al parco ‘Fabbri’, nel centro storico della città, a seguito della segnalazione di una lite tra due persone da parte di un uomo che stava facendo jogging. Il passante, dopo aver soccorso il ferito e messo in fuga l’aggressore, ha chiamato il 112, fornendo informazioni cruciali alle forze dell’ordine.All’arrivo degli agenti della squadra Volanti, è stato trovato un 30enne a terra con diverse ferite profonde alla testa, al collo e al braccio. L’aggressore era già scappato, ma è stato intercettato poco dopo dai poliziotti in piazza Ferrari.
L’arresto e le accuse
L’uomo arrestato, un cittadino somalo di 35 anni, era visibilmente agitato e presentava un taglio sanguinante al palmo della mano destra, probabilmente rimediato durante l’aggressione. Secondo quanto ricostruito, l’aggressore avrebbe utilizzato un coccio di bottiglia come arma per colpire il connazionale.La vittima, trasportata in ospedale, ha raccontato agli agenti che l’aggressore era un conoscente con cui aveva avuto una lite a causa di 20 euro, compenso preteso per un lavoro di raccolta delle cipolle nei campi. Dopo il rifiuto del pagamento, l’uomo avrebbe rotto una bottiglia di vetro e, urlando “se non mi paghi ti uccido”, avrebbe aggredito il 30enne.
Le conseguenze dell’aggressione
Il 30enne ha riportato gravi ferite che hanno richiesto 50 punti di sutura. L’aggressore, accusato di tentato omicidio, è stato arrestato e condotto in carcere.
Un episodio di violenza in un contesto di lavoro precario
L’episodio di violenza avvenuto a Rimini mette in luce le tensioni che possono nascere in contesti lavorativi precari, come quello dei braccianti agricoli, spesso sottoposti a condizioni di lavoro difficili e a una competizione per la sopravvivenza. La lite per il pagamento di un salario dimostra come la precarietà lavorativa possa alimentare conflitti e violenze, con conseguenze drammatiche per le persone coinvolte.