“Città che ride”: un viaggio attraverso le generazioni e la memoria
L’autrice americana Temim Fruchter, scrittrice ebrea queer non binaria antisionista, porta in Italia il suo romanzo d’esordio “Città che ride”, pubblicato da Mercurio nella traduzione di Gabriella Tonoli. Il libro racconta le storie intrecciate di quattro generazioni di donne, il cui destino è legato a un enigmatico messaggero divino che si manifesta in forme diverse attraverso i secoli.
La protagonista, Shiva Margoli, una donna queer di 32 anni, si trova a dover affrontare il dolore per la recente perdita del padre e la fine di una relazione. Nel tentativo di dare un senso alla sua vita, Shiva intraprende un viaggio nel passato delle donne della sua famiglia, scoprendo segreti che si estendono per un secolo di storia ebraica.
“Città che ride” è un romanzo ricco di elementi folcloristici e tradizioni ebraiche, popolato da messaggeri, guaritori e spiriti. Shiva, nel suo percorso di scoperta, si avvale di immagini e parole che attraversano la storia collettiva per ricostruire la storia della propria famiglia, affrontando il silenzio della madre Hannah e iscrivendosi a un master in studi ebraici alla New York University.
La ricerca accademica la porta a conoscere figure come Esther Kreitman, Isaac Bashevis Singer e S. Anski, autore de “Il Dibbuk”, un dramma teatrale su un demone errante della tradizione mistica yiddish. Questo viaggio la conduce in Polonia, a Ropshitz, luogo di origine della sua famiglia.
“La scatola delle lettere”: un viaggio nella memoria personale
Al Festival Letterature a Roma, Temim Fruchter presenterà il suo inedito “La scatola delle lettere” (The Box of Letters), un testo che mette al centro la memoria e le radici familiari. L’autrice racconta di essere rimasta affascinata da una fotografia della nonna materna, una donna che le apparve come una “femme queer di un altro mondo, fuori dal tempo”.
“È indubbio che esistano e siano andate perdute molte storie e segreti su mia nonna”, scrive Fruchter, ammettendo di non sapere se i suoi avi fossero realmente queer, ma riconoscendo un’affinità con la figura della nonna. Questo breve brano, anticipato dall’ANSA, offre uno sguardo intimo sulla genesi del romanzo e sull’importanza della memoria personale nella costruzione dell’identità.
Un romanzo che esplora temi universali
“Città che ride” si presenta come un romanzo che, pur essendo radicato nella storia e nella cultura ebraica, affronta temi universali come la memoria, l’identità, il dolore e la ricerca delle proprie origini. La storia di Shiva, con la sua esplorazione del passato familiare e la sua identità queer, offre spunti di riflessione su come il passato plasmi il presente e come la costruzione della propria identità sia un processo continuo e complesso.