Preoccupazione per il Ponte sullo Stretto: rischio “cattedrale nel deserto”
Secondo Michele Azzola, coordinatore dell’area politiche industriali della Cgil nazionale, il Ponte sullo Stretto di Messina rischia di diventare una “cattedrale nel deserto”. Durante un’audizione presso la commissione Ambiente della Camera, Azzola ha espresso forti dubbi sul decreto legge Infrastrutture, in particolare riguardo alla procedura prevista per il ponte.
Azzola ha criticato l’introduzione di una procedura “assai anomala” che prevede progetti esecutivi per fasi costruttive successive, anziché la presentazione di un progetto esecutivo completo entro il 31 luglio come inizialmente previsto. Secondo lui, questo approccio “non ha senso per un’opera unica”, e potrebbe portare a un sistema dei costi “che salta completamente” a causa di possibili aumenti imprevisti durante le fasi successive.
Timori per la lievitazione dei costi
Anche Irene Pata della Uil ha espresso preoccupazione per il Ponte sullo Stretto, condividendo le preoccupazioni di Azzola riguardo ai possibili aumenti di costo. Pata ha sottolineato che il rischio di “prezzi che possano lievitare nel tempo rispetto a quelli prefissati” è concreto, e ha richiesto una “supervisione costante” per evitare “esplosioni incontrollate” del costo dell’opera.
L’importanza di una pianificazione accurata
Le preoccupazioni espresse da Cgil e Uil riguardo al Ponte sullo Stretto di Messina sono comprensibili. La storia ci insegna che opere infrastrutturali di grande portata, se non pianificate con attenzione e precisione, possono facilmente diventare un buco nero finanziario, con costi che lievitano in modo esponenziale e tempi di realizzazione che si allungano a dismisura. Un’attenta valutazione dei rischi e una supervisione costante sono quindi fondamentali per evitare che il Ponte sullo Stretto si trasformi in un progetto fallimentare.