L’Intelligenza Artificiale e il Futuro del Lavoro
Il presidente del Garante per la protezione dei dati personali, Pasquale Stanzione, ha lanciato un monito durante la sua relazione al Parlamento sull’attività svolta dall’Autorità nel 2023, evidenziando il potenziale impatto dell’intelligenza artificiale sul mercato del lavoro. Secondo Stanzione, l’IA potrebbe portare alla sostituzione di circa 85 milioni di posti di lavoro nei prossimi anni, ma al contempo ne creerebbe 97 milioni di nuovi.
Nonostante questo scenario potenzialmente positivo, Stanzione ha sottolineato il rischio di nuove e profonde diseguaglianze, un timore non infondato se si considera l’impatto del capitalismo digitale sui lavoratori ‘invisibili’ della gig economy.
Il Timore di Nuove Diseguaglianze
Il presidente del Garante ha espresso preoccupazione per le potenziali diseguaglianze che l’intelligenza artificiale potrebbe generare nel mondo del lavoro. Questo timore è motivato dall’esperienza passata, dove il capitalismo digitale ha già prodotto significative disparità tra i lavoratori, in particolare nei confronti dei lavoratori della gig economy, spesso privi di tutele e diritti.
La preoccupazione è che l’IA, se non gestita con attenzione, potrebbe amplificare queste disparità, creando una divisione ancora più profonda tra coloro che hanno accesso alle nuove opportunità lavorative create dall’IA e coloro che rimangono esclusi.
Un’Opportunità da Gestire con Saggezza
L’intelligenza artificiale rappresenta un’opportunità senza precedenti per l’innovazione e lo sviluppo economico. Tuttavia, è fondamentale che la sua implementazione sia guidata da una visione etica e sociale che tenga conto delle potenziali conseguenze sul mercato del lavoro. È necessario investire in politiche che promuovano la formazione e il riqualificazione dei lavoratori, garantendo che tutti possano beneficiare dei cambiamenti in atto e che le nuove opportunità lavorative siano accessibili a tutti.